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(...) ecco come si definisce l’autore, un sessantenne professore di Filosofia di un Liceo di Cagliari: “notista, docente, viaggiatore, chiuso in un liceo dai 14 anni”. Quarant’anni di “reclusione” in un Liceo gli hanno fatto molto bene alla salute, visto che mantiene intatti una giovanile verve polemica e dissacrante, uno straordinario spirito critico e penetrante, una mente briosa e dinamica con cui scoperchia “l’apparenza ingannevole delle cose” e ribalta i luoghi comuni che ci affliggono da vent’anni (l’imperante concetto di AUTONOMIA in primis e tutti i suoi correlati … ecco come viene definita a pag. 27 la COMPETENZA “ possente architrave speculativa, nonché primo mistero gaudioso della religione dell’Autonomia”). Mi fa piacere segnalare alcuni capitoletti (ovvero “voci”) folgoranti e davvero esilaranti: il n. 12 NUOVO (che avanza) che si suddivide in questi sottotitoli: Digitotecnomania, Anglomania, Puerocentromania, Pragmamania;il n. 17 SUCCESSO FORMATIVO; il n. 13 ONANISMO PEDAGOGICO Ma la grandezza e la profondità del pensiero del Prof. Monello non si esauriscono in semplici facezie o in farsesche descrizioni delle nostre quotidianità scolastiche; il suo humour è intriso di malinconia e di struggente nostalgia per la “Vera Scuola”, ben diversa dalla “Buona Scuola” o dalla attuale “gigantesca, grottesca, surreale apparenza ingannevole. Un posto dove, ai rapporti di causa-effetto del pensiero critico, si sono sostituiti i rapporti per simpatia e partecipazione del pensiero magico” (pag. 14). E si leva ben alta la sua voce (insieme alla fronte), nell’ultimo capitoletto di questo agile glossario che va dalla A di AUTONOMIA alla Zeta di ZITTIRE (il contrastivo), laddove cita la slide del corso di formazione per Dirigenti a cura di ANP, in cui testualmente si dichiara che “la scelta dei docenti in funzione del PTOF dà ai DS il vantaggio di non avere le mani legate rispetto ai docenti contrastivi”. (nota di Lucia Sacco, Gilda degli insegnanti, Milano)
(...) il testo si struttura nella modalità del Glossario; in venti voci svela la vacuità impressionate e inquietante del lessico proprio della riforma. Un intento, quindi, di decostruzione linguistica, che rinuncia all’idea di proporre all’interlocutore un confronto alla pari, inutile visto che non c’è mai stata risposta da parte del mondo pedagogistico; bensì mostrando il senso del ridicolo, tanto più evidente quanto più la prosa ministeriale si atteggia a linguaggio di pseudo scienza, si prende sul serio e continuamente si auto celebra in nome dell’innovazione. Alcune voci scelte, proposte in ordine alfabetico, sono di carattere storico (Autonomia, Dirigente scolastico), altre di irrisione con intenti però di riflessione metodologica (Fuffa, Marasma, Onanismo pedagogico), altre ancora riguardano i concetti centrali della pseudo-innovazione, ridicolizzati con un tono ironico ma nello stesso tempo con rigore analitico veramente ammirevoli (...) Meritano a proposito di essere riportati tre brevi esempi (scelti arbitrariamente da chi scrive) che, confidiamo, una volta letti indurranno al desiderio di conoscerli tutti. Per quanto riguarda la voce “Competenza”: «Possente architrave speculativa, nonché primo mistero gaudioso della religione dell’Autonomia. Dicesi “mistero”, poiché il concetto è vago, come vaga ha da essere ogni forza divina che si rispetti. Circa la competenza sarà possibile, al massimo, citarla, immaginarla, recitarla, adorarla, genuflettersi, invocarla, benedirla; mai spiegarla: la sminuireste, portandola nell’ambito del definibile. […]». A cui possiamo aggiungere le ultime quattro righe dell’introduzione alla voce “Onanismo pedagogico”: «Nel caso di specie, il pedagogista sceglie –a un dipresso del dermatologo tra le mediche specialità- il più abbordabile, popolare e rotocalcabile tra gli impegni intellettuali possibili, cioè quello di insegnare a insegnare». (dalla recensione di G. Carosotti su "Nazione Indiana").
Se il tono è quello beffardo annunciato e mantenuto nel decorso dell’intera opera, il taglio è quello dell’inchiesta giornalistica, condotta con rigore scientifico, documenti alla mano; un report dettagliato sulle conseguenze delle riforme prodotte da consessi di pseudo-esperti all’interno della scuola nell’ultimo ventennio. Il lavoro solleva la cortina di fumo che soffoca il nostro sistema educativo; denuncia e critica, senza riserve, lo sfascio e le connivenze prodotte al suo interno, con risultati che ostinatamente vogliamo continuare a ignorare. Gli avventori dei tanti ‘bar dello sport’, che popolano città e periferie, sono metafora di un paese, dove non sarà più sufficiente cambiar ‘li statuti rei’ per modificarne la rotta. L’analisi - l’autore non è nuovo a tali indagini - evidenzia con superiore studio i meccanismi e le dinamiche che sottendono agli insani comportamenti dei dirigenti addestrati a far quadrare numeri umani e bilanci fiscali ; il clima di sudditanza in cui sono costretti ad operare i docenti incapaci di reagire con forza e unità alle criptiche disposizioni ministeriali, che si accavallano con frequenza imbarazzante; il gioco della banda dei Boldretti che con i loro stili pret-à-porter sfilano e all’occorrenza si defilano; l’epidemia di cecità che ha colpito le famiglie noncuranti delle nudità dei propri figli. Un libro in cui non si salva nessuno; una messa alla sbarra che parte dai ‘nomi’ per arrivare agli uomini. Colpevoli tutti, con sentenza passata in giudicato.
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