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La diffusa pratica di cambiare radicalmente il titolo delle opere straniere tradotte in italiano dà raramente buoni frutti. In questo caso, invece, il titolo Fuoco è una scelta felice, perché questo elemento costituisce un leitmotiv dell'intero romanzo. Un fuoco metaforico brucia la carne di Mina, la protagonista, obbligandola a cercare, negli ambienti più squallidi della banlieue parigina in cui vive, effimere avventure sessuali che le diano una soddisfazione immediata. Un incendio reale ha poi bruciato tanto tempo prima la sua casa in Guadalupa, portando via anche la vita della sorella disabile che si ripresenta sotto forma di fantasma avvolto dalle fiamme. Le sventure della protagonista sono cominciate tuttavia ben prima di quest'incidente che l'ha obbligata ad abbandonare l'isola natale, perché, animata dal fuoco della passione non corrisposta, una vecchia ha maledetto tutta la sua famiglia. Questi elementi si fondono con altri, tratti dalla realtà delle aree popolari della capitale francese, e dall'universo degli ospedali psichiatrici, per dare forma a una storia complessa, anzi a diverse vicende, di cui due si muovono parallelamente. Mina si imporrà, dopo vent'anni, il viaggio di ritorno verso un paese natale oscuro e misterioso, e al contempo il suo amico Victor, che non ha mai visitato la Guadalupa prima, vi cercherà un esorcista che sappia guarirlo dalla depressione. Queste due prospettive permettono all'autrice di dipingere a tinte forti un'isola ben lontana dalle patinate cartoline dei Caraibi. Infatti, al di là dell'intrigo, pur orchestrato magistralmente, colpiscono le pagine dedicate alla contraddittoria Guadalupa postcoloniale, un paese con un pesante passato. Che, a differenza di quello dei due malati, nessun viaggio iniziatico potrà alleggerire.
Paola Ghinelli
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