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Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi. Inventario. Vol. 1: Disegni esposti
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1986
1 gennaio 1986
2 voll., XXXII-778 p., ill.
9788822234025

Voce della critica


scheda di De Marchi, A., L'Indice 1993, n. 1

La priorità assoluta della catalogazione, invocata da più parti, spesso e volentieri viene disattesa nei fatti in favore di iniziative più effimere e remunerative. Mentre istituzioni come la Pinacoteca Nazionale di Bologna o quella di Capodimonte attendono ancora un catalogo generale dei dipinti, si segnala l'avvio di un'impresa coraggiosa come la pubblicazione del repertorio sistematico del Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi. Nel 1986 e nel 1987 sono usciti i primi due volumi, dedicati ai disegni esposti, il fondo più prestigioso. Col terzo volume, appena edito, inizia la rassegna dei disegni di figura, i primi 961 numeri di un fondo che ne annovera ben 21.076. All'appello mancano poi i disegni di ornato, paesaggio, architettura, le collezioni Horne e Santarelli, le stampe. Per principio si è dovuto rinunciare a ogni approfondimento critico e bibliografico, demandato alla collana di mostre tematiche che da anni hanno impegnato specialisti italiani e stranieri. Il sacrificio era condizione per impostare realisticamente un progetto altrimenti temerario, con un patrimonio quasi sterminato come quello degli Uffizi. L'intento primario è infatti quello di approntare uno strumento di lavoro, di agile consultazione, che offra informazioni esaurienti sui soggetti, i materiali, le iscrizioni, la filigrana, le referenze fotografiche e i passaggi inventariali. Le riproduzioni, tutte in bianco e nero, di ottima qualità, ne fanno un repertorio preziosissimo. Il primo volume dei disegni di figura, numerati alla fine del secolo scorso da Pasquale Nerino Ferri, comprende la maggior parte dei disegni quattrocenteschi e una sezione assai significativa di maestri fiorentini del Cinquecento. Nuclei compatti sono i fogli di Maso Finiguerra, orafo e "maestro del disegno", uno dei primi ad esercitarsi instancabilmente nel disegno da modello, e di Andrea del Sarto, studiato nel 1986 dalla stessa Petrioli in occasione della mostra di Palazzo Pitti; seguono quelli di Fra Bartolomeo, Pontormo, Baccio Bandinelli, via via fino ai prolifici artisti della cerchia vasariana, ad Allori padre e figlio, Boscoli, Poccetti, Empoli. Una revisione più metodica delle presenti collocazioni inventariali, prima della pubblicazione, avrebbe forse reso giustizia ad identificazioni ormai consolidate, come quella di un cospicuo gruppo di fogli, a penna, che affascin• Roberto Longhi, che lo riferiva a Giovanni di Piamonte, pierfrancescano irregolare, ma che è stato riconosciuto del bolognese Tommaso Garelli, ovvero quelle di alcuni preparatori di Fra Bartolomeo, per una perduta pala dei musei di Berlino (128F) e per la "Presentazione al tempio" degli Uffizi (335F), e del senese Casolani, per una tela dell'Oratorio di Santa Caterina (876F). Nella ricchissima messe di materiale, corredata da schede di rara puntualità, esemplari per l'attenzione alle vicende collezionistiche e alla descrizione delle tecniche, il conoscitore ha di che appassionarsi: così il 201F sembrerebbe di Filippo Lippi, non di Lorenzo di Credi, il 583F del Granacci, non di Daniele da Volterra, cui potrebbe invece spettare il 122F, attribuito a Bronzino... È una straordinaria provocazione ad inoltrarsi in un patrimonio senza pari e ancora ricco di sorprese.

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