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Gente di Dublino - James Joyce - copertina
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Gente di Dublino
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Gente di Dublino - James Joyce - copertina
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Descrizione


Tra il 1904 e il 1905, mentre è in esilio volontario sul continente, Joyce scrive i quindici racconti di “Gente di Dublino” che, pubblicati in raccolta nel 1914, lo riveleranno per la prima volta al pubblico dei critici e dei lettori come giovane narratore di talento. Con una sensibilità e un'eleganza che sono già quelle di un grande scrittore, egli indaga partecipe le esistenze della gente d'Irlanda sullo sfondo di una Dublino "cara e sporca", tragica e fatale nel suo immobilismo stagnante che soffoca ogni desiderio generando solitudine e frustrazioni. Sono storie appena sussurrate, senza inizio e senza fine, senza eroi né intreccio, dove ogni personaggio porta il contributo della propria unicità all'affresco corale. Ma questo mondo piccolo-borghese rappresentato con tratti realistici è anche un microcosmo simbolico costruito per epifanie, come magistralmente testimonia il celeberrimo racconto di chiusura, ‘I morti’, emblematico dramma di un fragile matrimonio vissuto all'ombra di un malinconico segreto.
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Dettagli

24
2017
Tascabile
XXX-256 p., Brossura
9788811811596

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 4/5
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boschip
Recensioni: 4/5
I racconti dublinesi di Joyce

I quindici racconti di questa raccolta catturano momenti emblematici delle vite ordinarie di vari personaggi che vivono a Dublino e dintorni raccontandone le storie quotidiane. Nel complesso Joyce fotografa la sua città natale enfatizzandone due tematiche principali: una soffocante e diffusa atmosfera di paralisi morale e una propensione generalizzata alla fuga, esigenza che lo stesso autore a un certo punto metterà in atto trasferendosi altrove. I racconti di Gente di Dublino sono narrati in modalità ancora tradizionali rispetto all’Ulisse e sono articolati in quattro sezioni che rappresentano altrettante fase esistenziali: l’infanzia, l’adolescenza, la maturità e la vita pubblica. Nel suo insieme il libro evidenzia l’immobilità morale di molti personaggi di Dublino, che amano la loro terra e magari ignorano che dovrebbero andarsene, che ci provano senza poi averne la forza, che non sanno come essere felici e talvolta (spesso, in effetti) cercano un conforto illusorio nell’alcool. Joyce molto spesso ci fa stare dentro la testa dei protagonisti dei racconti grazie alla tecnica del discorso indiretto libero, e a volte ci mette con loro in una condizione altamente simbolica facendoci vivere insieme a loro un’epifania, uno di quegli momenti rivelatori di un’intera vita. E poi c’è Dublino, ovviamente, scenario costante delle storie, con i suoi luoghi d’interesse come Grafton Street o il Trinity College. Le storie che più lasciano il segno a mio avviso sono Eveline, in cui una ragazza riflette alla prossima partenza per i mari del Sud per vivere una nuova vita col fidanzato in Argentina (ma all’ultimo non ha la forza per abbandonare Dublino) e I morti, il lungo racconto conclusivo che narra di una grande festa e del successivo ritorno nella loro camera d’albergo di Gabriel e Gretta, e dell’epifania evocata in lei dai versi di una canzone capace di ricordarle il suo primo amore di Gallway, un ragazzo fragile che forse si uccise pur di rivederla un’ultima volta.

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Ambra
Recensioni: 5/5

Particolare e bellissimo. Una serie di racco ti dove Joyce narra spezzoni della vita quotidiana. Un libro che vale la pena di leggere.

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Piero Suriano
Recensioni: 3/5

In questo libro Joyce scandaglia l’animo umano attraverso bozzetti di vita quotidiana, rubati, come fa un abile fotografo, alla sua città natale. L’Irlanda diventa lo specchio del mondo e Dublino il riflesso delle sue più intime e inconfessate contraddizioni. È una raccolta di quindici racconti che ad una prima sommaria lettura può non dir nulla, tanto sono sconnessi l’uno dall’altro. Solo successive letture consentono di metabolizzare il testo e il proponimento di Joyce di descrivere Dublino dietro la lente di momenti diversi dell’esperienza umana: “infanzia, adolescenza, maturità e vita pubblica”. Così abbiamo il rimestare nei ricordi della prima giovinezza di Eveline che sta per lasciare, come tanti suoi amici, la casa paterna, lontano dalle cattiverie del genitore, ma anche da quegli oggetti “che aveva spolverato una volta alla settimana per tanti anni”. La soddisfazione della signora Mooney che nel ruolo di “madre oltraggiata” piazza la figlia Polly al malcapitato signor Doran, libero pensatore solo a parole. Le umiliazioni pubbliche subite da Farrington si trasformano in vessazioni private, a mo’ di vendetta, contro il figlio Tom malmenato per un nonnulla. Mr Duffy trova nella signora Sinico, esclusa dal marito “dal rango” di persona interessante, la sua musa ispiratrice e ne diviene il confessore esclusivo. Le discussioni e le ripicche di nazionalisti irlandesi alla vigilia delle elezioni a caccia di voti e di prebende. Le rimostranze mercantilistiche della signora Kearney riguardo al mancato pagamento della figlia come cantante. Lo scherzo organizzato da tre amici buontemponi contro Mr. Kernan, fustigatore della fede cattolica.. L’ultimo racconto è il più lungo e il più significativo. I morti non sono solo quelli che ci hanno preceduto e sono scomparsi, ma ognuno di noi può esserlo, senza saperlo, non avendo mai vissuto la propria vita, o all’improvviso, quando la verità si svela dinanzi a noi. Il cerchio si chiude, vita e morte si ricongiungono.

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Conosci l'autore

James Joyce

1882, Dublino

James era il primogenito di una numerosa famiglia della buona società irlandese, di forte tradizione cattolica e nazionalista che lo iscrisse nei migliori collegi cattolici della città. Poi le condizioni della famiglia andarono peggiorando, fino ad arrivare a uno stato di assoluta povertà dopo la morte della madre (1903). L’educazione gesuitica influenzò la sua formazione, tanto da provocare in lui una temporanea vocazione sacerdotale, presto abbandonata. Dopo la pubblicazione dei primi lavori letterari, ancora all’università, conobbe Yeats ed ebbe uno scambio epistolare con Ibsen. Dopo la laurea, spinto dal vago proposito di studiare medicina alla Sorbona, trascorse un breve periodo a Parigi, dove approfondì anche le sue nozioni di scienze...

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