Il signore degli zombie. Biografia artistica di George A. Romero

G. Romero (1940-2017) è l’autore cinematografico che ha lanciato, facendolo uscire dai confini angusti del cd. “cinema di genere” (di spavento, in questo caso), il tema dell’apocalisse zombi: che non solo è stato un significativo riferimento metaculturale (nell’ambito della cultura “pop”), ma ha anche costituito una intelligente, straniante griglia di interpretazione della mefitica realtà contemporanea. Da “I Walked with a Zombie” (J. Tourneur, 1943), in cui la figura dello zombi era inserita nella rorida, tenebrosa ambientazione di una Haiti ghermita dai culti vudù, la parabola iperbolica dello zombie ha forse raggiunto la sua migliore manifestazione “immaginale” in “Dawn of the Dead” (“Zombi”, 1978), dello stesso Romero, in cui mostruosi esseri antropoidi vagano, sul volatile limes tra la vita e la morte, per centri commerciali, in cerca di carne umana. Un libro da leggere, non solo per la accurata ricostruzione della carriera artistica di Romero, ma anche perché molti di noi sono zombie senza neppure saperlo: i migliori schiavi sono infatti coloro che, non essendo neppure consapevoli di esserlo, sono totalmente asseriviti al sistema.

«Esiste una cultura zombi?», si domanda Roy Menarini nella sua analisi del film "I morti non muoiono di Jim Jarmusch" (2019), concludendo che «in effetti, grazie al big bang innescato da George A. Romero (…), gli zombi sono diventati non solo un oggetto di culto collettivo ma anche un immaginario estremamente versatile, adatto a ogni tipo di prodotto (cinematografico e seriale) e soprattutto duttile». Perché è stato proprio il regista americano a proporre/imporre la reinterpretazione dello zombie in quanto “morto vivente”, sottraendolo agli angusti confini della religione vuduista (soprattutto nella sua declinazione haitiana) per trasferirlo a pieno titolo nel patrimonio collettivo di simboli, miti e rappresentazioni fantastiche, che caratterizzano la nostra civiltà. Più ancora che "La notte dei morti viventi" (1968), celeberrimo capostipite della saga, è "Zombi" (1978) a delineare più compiutamente la "Weltanschauung" di Romero, con orde di famelici e caracollanti "non morti" che, all’interno di un centro commerciale, mimano le gestualità dei vivi riproducendone in maniera meccanica l'asservimento bulimico al consumismo e la fervente eccitazione del feticismo della merce. Per comprendere un fenomeno tanto popolare e massificato quanto intrinsecamente complesso, il lavoro di Vettorato si rivela assi prezioso, sul piano fenomenologico e filosofico ancor più che non su quello “soltanto” cinematografico, ripercorrendo in modo rigoroso ma originalissimo il "curriculum vitae" del "Papà degli zombie".

Tempi favorevoli all'avverarsi delle profezie apocalittiche coincidono con l'uscita di questo libro, che è la prima e unica biografia-filmografia in italiano del regista che delle epidemie zombiche è stato il profeta! Indispensabile per comprendere come gli zombie del presente accorrano in frotta nei supermercati per esorcizzare la fobia della pandemia futura...