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Un'indagine avvincente tra contrade di montagna e ville palladiane, tra Vicenza, Padova e Venezia, nei luoghi dove Andrea Palladio ha costruito i suoi capolavori.
Il primo crudele omicidio avviene nella più famosa villa di Palladio, la Rotonda, posta su un colle nei pressi di Vicenza. La città ne resta impressionata, ma quel delitto è solo il primo di una serie che le indagini dovranno decifrare, in un crescendo di colpi di scena. In via del tutto straordinaria, l'inchiesta viene condotta congiuntamente da Carabinieri e Polizia. Il maresciallo Piconese e il commissario Bonturi dovranno muoversi, senza un attimo di tregua, sull'intero territorio veneto: a partire dalla minuscola e appartata Val di Rio Freddo, tra le montagne vicentine, scendendo quindi a Vicenza, a Padova e a Venezia. Il profilo del colpevole è sfuggente e anche le tracce da seguire si rivelano labili: un'utilitaria color verdino, una solitaria villa di campagna, degli introvabili disegni teatrali di Palladio... La vicenda si svolge nell'autunno del 1980, in una regione nella quale alle antiche ville palladiane si sono via via affiancati i tanti capannoni industriali. Sarà proprio scavando a fondo in quella terra, sospesa tra smisurata bellezza e degrado incalzante, che gli investigatori troveranno la chiave per risolvere i delitti.
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Per la gran parte del romanzo non sai se è un saggio mal riuscito sulle ville palladiane o cos'altro. La vicenda è un pasticcio con troppi cadaveri e troppi moventi, indubbiamente molto fedeli le descrizioni dei luoghi, giusto a soddisfare un palato puramente campanilistico.
Con quest'opera Umberto Matino propone un'interessante fusione di due generi che solitamente non hanno nulla a che vedere l'uno con l'altro: il romanzo giallo e la saggistica. L'esperimento a mio parere può dirsi per lo più riuscito, anche se questa fusione dei due generi ha inevitabilmente, oltre che dei pro, anche dei contro. La trama di questo giallo, infatti, pur essendo ben costruita, sul finale si risolve forse un po' troppo semplicemente, e allo stesso tempo, pur essendo percepibile l'ammirevole impegno con cui Matino si è dedicato ad un approfondito lavoro di ricerca riguardo Palladio, le sue opere e la sua epoca, questo romanzo può al massimo essere considerato una buona introduzione allo studio del lavoro del celebre architetto veneto (un risultato comunque che non è cosa da poco). Al di là di tutto ciò, questo libro di Matino è comunque un lavoro ben riuscito, un romanzo coinvolgente che come le precedenti opere dell'autore è in grado di trasmettere a chi legge la bellezza e le contraddizioni di un territorio (il Veneto, ed in particolare l'Altovicentino) fatto di splendide ville storiche, di grandi campagne, di alte e misteriose montagne, ma anche di cemento e di selvaggia cementificazione, di fabbriche, di capannoni e di "schei".
Ero preoccupata per l'elevato numero di pagine; pensavo di annoiarmi e invece è stata una lettura piacevole. Abitando nelle zone descritte il libro mi ha appassionato subito. Non conoscevo l'autore ma devo dire che a parer mio supera Matteo Strukul.
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