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Con tutto il bene che si può volere ad Aldo Nove, questo libro è un mezzo scandalo. In pratica è un articoletto - piuttosto breve e piatto - sulla biografia di Bigazzi, allungato con i testi delle sue canzoni più famose, un po' di fotografie d'epoca viste e riviste, alcune interessanti fotografie personali di Bigazzi, una trentina di copertine di dischi, delle indigeribili (e tutto sommato fuori luogo) poesie di Aldo Nove e dei ridicoli - non mi viene in mente altro aggettivo - brevi saggi di storia del costume, con particolare riferimento alla produzione discografica in generale. Chi è interessato a Bigazzi stia alla larga da questo volumetto: notizie sulla vita di questo artista anomalo - che poi è il motivo che spinge una persona a comprare un libro dal titolo "Giancarlo Bigazzi, il geniaccio della canzone italiana" - ce ne sono pochine e comunque tutte reperibili in rete. Del resto, anche chi è interessato ad Aldo Nove conviene che orienti le finanze su altre sue opere. Un libro che grida vendetta.
Quando ho comprato questo libro, l' ho trovato nel reparto "musica", infatti, leggerlo è stato come ascoltare una canzone per la prima volta, magari ascoltata sotto un lampione e dagli altoparlanti di una festa di paese, sentirla come una poesia che ti riempie d'emozione. Questo libro potevano metterlo nel reparto "poesia" è stato come leggere una poesia dedicata ad una dolcissima Italia bambina, una bambina che in quel periodo stava crescendo, l'Italia che è una poesia nell'aria, che vibra di canzoni, di pianti e di amori. Potevano metterlo nel reparto "letteratura", una letteratura che ci parla di un uomo di nome Giancarlo Bigazzi, che dopo una sera piovosa e, dopo lo spettacolo, con ancora l'impermeabile gocciolante, si siede al pianoforte e inizia a comporre, mentre gocce di pioggia cadono dal cappello sui tasti. Potevano metterlo nel reparto "storia" la storia di un'epoca dove l'Italia esce dall'incubo della guerra e muove i primi passi tra le macerie che si trasformavano in palazzi e cresce, cresce? Potevano metterlo in un reparto chiamato "libro bello" perché questo è un bel libro, è un libro dove risalta l'arte dello scrivere, l'arte di fare di una biografia un racconto piacevole, interessante, poetico, e io mi complimento davvero molto con l'Autore.
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