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I giardini di Manhattan. Storie di guerrilla gardens. Ediz. illustrata - Michela Pasquali - copertina
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I giardini di Manhattan. Storie di guerrilla gardens. Ediz. illustrata
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I giardini di Manhattan. Storie di guerrilla gardens. Ediz. illustrata - Michela Pasquali - copertina
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Descrizione


"Il processo di creazione che ha dato vita a ciascuno di questi giardini non costituisce un'esperienza a sé e non è, in nessun caso, oggetto di mestiere; rientra invece tra le tante espressioni della quotidianità, come il modo di vestirsi, di parlare, di cucinare. Nei giardini, come nelle manifestazioni della vita di tutti i giorni, agisce infatti un medesimo tipo di rappresentazione, in cui un individuo si trova al centro di uno spazio, che costruisce e sviluppa come estensione della sua vita privata. Ogni giardino diventa il luogo possibile nel quale dare corpo a interpretazioni personali, al gusto del caos, alla follia di assemblaggi dettati da affetti, tradizioni, culti e credenze. Esso tende a configurarsi come territorio-possedimento, dove i segni dell'appropriazione fisica e simbolica si identificano con la disposizione di piante e fiori, con la scelta e la collocazione di oggetti. Questi elementi si compongono in sistemi originali, connotando spazi addomesticati che rivelano la mano e la proprietà del giardiniere". Così Michela Pasquali descrive i numerosi giardini nati nelle aree abbandonate di Loisaida, un piccolo quartiere di Manhattan, nato alla fine dell'Ottocento per accogliere le grandi ondate di immigrati. Il libro ne racconta le origini, lo sviluppo, l'evoluzione nel corso di ormai più di trent'anni. Creati grazie all'iniziativa della comunità locale a partire dagli anni settanta, sono uno dei casi più interessanti di un inedito e patrimonio di verde urbano nascosto.
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Dettagli

2008
16 ottobre 2008
141 p., ill. , Brossura
9788833919164

Voce della critica

Colonizzazione di vacant lots, spazi abbandonati all'interno della città, i community gardens sono microcosmi verdi altamente evocativi, ma soprattutto fondamentali per il miglioramento della qualità della vita urbana. Precari, marginali, anonimi, vernacolari, testimoni di una creatività e di un'estetica al di fuori di schemi riconosciuti, "recinzioni etiche" che accolgono l'agire umano (secondo la definizione di Massimo Venturi Ferriolo contenuta nella postfazione), spazi dell'incontro e del confronto, giardini collettivi, gestiti e mantenuti da comunità eterogenee di persone. Michela Pasquali ne compie un'attenta lettura, partendo da una breve storia dei community gardens negli Stati Uniti, concentrandosi poi sui giardini presenti in gran numero a Loisaida, piccolo quartiere del Lower East Side, a Manhattan, un tempo luogo di immigrazione, emarginazione e degrado, oggi interessato dal fenomeno della gentrification e da nuove speculazioni che minacciano di cancellare quegli stessi giardini che hanno dato avvio alla riqualificazione. Vengono analizzate le principali caratteristiche, dimensioni, morfologia, vegetazione, situazione idrica, elementi decorativi, così come le problematiche relative alla gestione e organizzazione, sottolineando il fondamentale contributo delle associazioni che continuamente sostengono, promuovono e cercano di tutelare i giardini, assicurando loro un futuro meno incerto. I community gardens vengono così a delinearsi come recinti protetti, custodi di una natura sempre più minacciata, da difendere, in un ribaltamento completo del rapporto individuo-natura alla base dell'idea stessa di giardino. Inoltre, possono diventare punto di riferimento per la vita del quartiere, veri e propri community centers, luoghi di promozione, manifestazioni, incontri, progetti, iniziative, attività didattiche, ma anche contenitori d'arte, quindi spazi culturali aperti, di confronto e comunicazione interculturale.
Luca Riccati

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