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Il protagonista di questo romanzo è un uomo semplice. Roth un grande scrittore.
"Viveva a Zuchnow un uomo di nome Mendel Singer. Era pio, timorato di Dio e ordinario, un comunissimo ebreo ... La sua coscienza era pulita. La sua anima casta". Insegnava la Bibbia a dei fanciulli ebrei. Era sposato con Deborah, aveva quattro figli: Jones, Schemarjah, Mirjam e Manuchim, il più piccolo che era nato storpio, non camminava ma strisciava, muto ed epilettico: "Dio aveva nascosto la sua anima nel manto impenetrabile della stupidità". Nel corso della storia Jonas, il cosacco, è dato per disperso, Schemarjah muore in Europa durante la Prima Guerra Mondiale, Mirjam diventa pazza, la moglie Deborah muore, dell'amato Manuchim non si hanno più notizie e non si sa se è vivo o morto. Così duramente provato, questo novello Giobbe, si adira con Dio e urla. "Dio è crudele, e più gli si obbedisce tanto più severo diventa. E' più potente dei potenti, con l'unghia del mignolo potrebbe farli fuori; ma non lo fa. Soltanto i deboli annienta volentieri", vorrebbe bruciare i suoi filatteri e il suo tallit, tuttavia "nelle sue fibre continua ad albergare la paura di Dio". Gli amici accorsi in suo aiuto cercano di farlo ragionare: "il maligno è andato da Dio e ha detto: dobbiamo sedurre un giusto. E il Signore ha detto: provaci con Mendel, il mio servitore". Nel cuore profondo di Mendel, anche se duramente provato, alberga la fede in Dio, non pregare gli fa male, la sua ira lo addolora e il giorno di Pasqua succede il miracolo, con la comparsa, dopo tanti anni, di Menuchim, completamente guarito e divenuto famoso come compositore e direttore d'orchestra, Mirjam potrà essere liberata dal manicomio e curata a casa, Jonas ha dato notizie di sé. Romanzo bellissimo!
Mendel Singer si guadagna da vivere come insegnante della Torah per i bambini ebrei dello shtetl di Zuchnow. Dalla moglie Deborah, ha avuto due figli (Jonas e Schemarjah) e una figlia (Mirjam). Menuchim, il quarto figlio, però dopo la nascita mostra un grave disturbo dello sviluppo e deformazioni corporee: “la sua grossa testa ciondola pesante come una zucca sul collo sottile … le gambe sono storte e senza vita come due archi di legno … i braccini sono secchi”. Dovranno convivere con questo bambino deforme, cosa che Mendel accetta con più rassegnazione della moglie. Passano gli anni e la famiglia emigra a New York, lasciando il figlio Menuchim in Russia, affidato alle cure della vicina famiglia ebrea Billes. Ci sarà però un’epifania, una resurrezione: dopo anni Menuchin compare a New York, completamene guarito: è ora un uomo intelligente e pieno di risorse e sarà in grado di compensare e aiutare i suoi genitori e i fratelli e sorelle. Un folk song USA recita: “it takes a worried man to sing a worried song”. Parafrasando: ci vuole un ebreo (l’autore, Joseph Roth) per descrivere con così tanta sensibilità e partecipazione le disavventure del povero Mendel, di Menuchim e di tutta la famiglia e, in genere, di tanti ebrei erranti che hanno popolato così tante leggende e racconti. E lo fa con grande abilità, in un racconto stringato, dalla trama avvincente, che non lascia spazio a digressioni o a inutili ramificazioni della narrazione. E c’è, nel romanzo e nei suoi personaggi, una forte fede in Dio, che li sostiene nella vita quotidiana e permette loro di sopportare così tante traversie. Pubblicato nel 1930, è ancor oggi di grande attualità, anche considerando quanto successe un decennio dopo al popolo ebreo sotto il tallone di Hitler e del nazismo. Non va però dimenticato che oggi lo stato sionista adotta duri sistemi di oppressione dei palestinesi che sembrano copiati proprio dal nazismo.
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