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Non ho apprezzato né lo stile né la storia, non mi è piaciuto
Non conoscevo l'autore, Graham Swift, malgrado siano usciti films tratti dai suoi libri con attori rinomati (Michael Caine e Jeremy Irons). E' stata una sorpresa piacevolissima. In questo romanzo breve ma di interesse sociale, c'è il riscatto di Jane, cameriera di una ricca famiglia inglese dell'alta borghesia nel 1924, orfana cresciuta in collegio, amante di un rampollo di una famiglia altrettanto benestante. Intensi i pensieri, le considerazioni della giovane donna nel corso dell'ultimo incontro con Paul, prossimo alle nozze. Lo scrittore deve conoscere bene la psicologia delle donne perché le riflessioni di Jane sono tenerissime e corrispondono con esattezza al pensiero femminile. La curiosità, la voglia di conoscere di Jane, a cui è concesso di leggere nel tempo libero i libri della ricca biblioteca dei padroni di casa, la spronerà a migliorarsi, a cercare un impiego e infine diventare lei stessa una scrittrice di successo. Bello leggere su una ragazza coraggiosa, il suo non darsi per vinta, il ritenersi "fortunata" perché nata "povera". Una boccata di serenità e di speranza. Consigliatissimo.
"Rimase immobile, non avrebbe saputo dire neanche lei per quanto, finché l’assurdità di quella stasi prolungata non finì per prevalere sul disperato bisogno di rimanere ferma.” Come di consueto Graham Swift ci conduce in una vellutata dimensione parallela, in cui spogliarsi dall’incalzare del tempo, per contemplare senza fretta, soffermandosi su raffinati dettagli, su oggetti inanimati, mentre sullo sfondo si va delineando il clamore attutito degli eventi, tenuti a distanza ma proprio in virtù di questo contrasto ancor più fragorosi. A parte l'atmosfera "Un giorno di festa” non è sorretto dall’architettura compatta e impeccabile del ben più incisivo romanzo "La luce del giorno”, purtroppo verso la metà inizia a disgregarsi, come se i vari temi fossero refrattari a esser tenuti insieme e l‘autore non avesse fatto alcun tentativo in questo senso. Tra l’altro alla fine di pagina 19 c’è un fastidioso inciampo nella traduzione, dispiacerebbe a un cultore delle parole come Graham Swift, che immagino condivida la stessa intenzione della protagonista: "Non voleva falsificare o impoverire le cose, nel tentativo folle di trasformarle in parole: una preoccupazione che si sarebbe trasformata nel dilemma costante della sua esistenza.” La recensione di Cristobel Kent su "The Guardian” ha il pregio di individuare gli elementi distintivi di questo romanzo discontinuo: "Its sustained note is one of exultation, at the writer’s ruthless impulse to grind up disaster and move on (…) as she rises from her bed in the wake of his departure, walks naked through his grand empty house and begins to exercise her novelist’s entitlement - to watch, to observe, to describe and to transcend her circumstances - the balance of power shifts momentously in her favour and Swift’s small fiction feels like a masterpiece.”
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