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Alcuni autori vanno tenuti per sé per amore. Se ami leggerli questo basta. Se ogni cosa che leggi di loro chiudi il libro con dispiacere questo basta. E lasciare la critica agli altri è un dovere. Per me Jean Ray è uno di questi autori. Ribadisco che davvero chi ha la professionalità e la statura di farlo dovrebbe fare in modo di cambiare la definizione di "horror" per questo tipo di letteratura. Ci meritiamo qualcosa di più "signorile". Lasciamola ai licantropi innamorati ed alle morbose e sanguinolente storie scritte spesso con toni da tesina scolastica. (rispetto per le tesine).
L'ultima fatica letteraria del grande maestro belga, in tono un pò minore rispetto a tanti dei suoi lavori precedenti. Raccolta più surreale e grottesca che horror, il che non è affatto una pecca, anzi, in particolare in molti dei suoi racconti migliori del suo periodo aureo, la vena di black humor con superbe pennellate di grottesca ilarità raggiunsero vette artistiche notevoli, di rado riscontrate in questa antologia di short stories (tranne qualche racconto più lungo), in precedenza pubblicate su riviste. L'ossessione di Ray per la quarta dimensione, In Matemarica superiore e Tesseratto, il buon racconto Teste di luna, con i suoi inquietanti salti temporali, storia che avevo letto parecchi anni fa in un vecchio numero de L'Eternauta. Il breve La panca e la porta, e i suoi terrori dell'infanzia che si materializzato nell'età adulta, il delizioso folk horror di Croquemitaine non esiste più, i brevissimi affreschi in La suite del ragno, il bizzarro La gente illustre di Tudor street, La strega, L'invocazione del lunedì e il lungo racconto finale, fra Poe e Verne, Il formidabile segreto del Polo. Il colpo di coda dell'istrione di Gand.
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