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Anno edizione: 2007
Anno edizione: 2013
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Gli storici del Rinascimento, da Hyram Haydin a Eugenio Battisti, hanno spesso impiegato una chiave di lettura oppositiva o dialettica per chiarire le ambiguità e le contraddizioni di quest'età. Parlando di "sfide" all'"ordine sociale e gerarchico" e all'"ordine psichico e religioso", anche Ricci insiste sull'"equilibrio" solo apparente e sulle ombre che incrinano la convenzionale superficie "solare" della cultura quattro-cinquecentesca. Lo studio, dalla specola privilegiata del rinascimento ferrarese, esamina due "sfide" opposte e complementari all'establishment: quella dei "giovani" che "si agitavano ( ) rumoreggiavano, confliggevano col mondo degli adulti maturi al potere"; e quella dei "morti", con il loro culto inquietante e necessario, lontano da ogni vitalismo solare. Più originale, e certo più ricca di suggestioni per ulteriori approfondimenti, la prima parte del volume prende in considerazione temi ben noti, ma illuminandoli dal punto di vista del conflitto generazionale. Così le "violenze rituali" dei giovani durante le "entrate" solenni, o le gesta rivoluzionarie dei "fanciulli" inquadrati nell'esperimento teocratico di Gerolamo Savonarola, diventano un fenomeno che è insieme contestazione e autoregolazione sociale, trasgressione e paradossale condanna di infrazioni "non codificate legalmente". Qualcosa di simile, fra medioevo e Rinascimento, sono les conduites de bruit note in Francia come charivari, ma diffuse in tutta Europa. E qualcosa di simile sembra materializzarsi nei "discorsi sulla morte" che traversano "i decenni centrali del Cinquecento", studiati da Ricci con l'aiuto di un opuscolo di Lilio Gregorio Giraldi e omologati (come potenziali rivelazioni di una "piega oscura") alle "sfide" giovanili. Gli estremi infatti si toccano, ogni volta che un equilibrio culturale viene rimesso in gioco da quelle che possiamo chiamare esperienze del limite. Rinaldo Rinaldi
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