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Questo libro è dedicato al poeta e commediografo catanese Giovanni Formisano, autore, fra l'altro, della celeberrima canzone "E vui durmiti ancora" uno dei brani più celebri del repertorio folclorico siciliano. Sulla produzione poetica di Giovanni Formisano, Scalabrino riporta, fra gli altri, il giudizio che Giovanni Puglisi lesse nell'Aula Magna della Facoltà di Lettere della Università di Catania nella sua relazione dal titolo "Poeti catanesi della prima metà del Novecento"il quale, fra l'altro, asserisce: "Dal punto di vista dei contenuti e della tecnica, egli ci appare poeta monocorde, sovrabbondante, ripetitivo, ma dalla versificazione scorrevole e musicale." Dai testi contenuti nel libro, in effetti, si nota un ricamo artigianale dei versi. Un periodare con voli non particolarmente brillanti. Niente, cioè, che eguagli e tantomeno superi il brano che lo ha reso celebre. "E vui durmiti ancora, lirica alla quale il nome di Giovanni Formisano è indissolubilmente legato, musicata da Gaetano Emanuel Calì, merita (dice Scalabrino) una esclusiva ribalta". Di certo, nel 1910, il testo piacque pure al giovane maestro catanese Gaetano Emanuel Calì il quale dirigeva a Malta un'orchestrina d'intrattenimento dei militari inglesi. Piacque talmente tanto che mentre era di ritorno da un viaggio di lavoro, una notte, nella sola durata del viaggio, ne compose lo spartito per musicarlo. Allora non esisteva la radio. Così per diversi anni quella canzone restò nota a pochi. Il professor Santi Correnti cita un singolare fatto: "Sul fronte della Carnia, durante la prima guerra mondiale, una sera, al chiaro di luna, un giovane soldato siciliano intonò la canzone. Il silenzio che aleggiava dava voce solo alle note della mattinata. Al termine dell'esecuzione si sentirono le espressioni di apprezzamento degli avversari austriaci: non arrivarono a capirne il senso, ma rimasero incantati dalla bellezza della musica".
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