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Le motivazioni che hanno indotto Di Giovanni a farsi promotore di un convegno dedicato ai rapporti fra idealismo e anti-idealismo potrebbero apparire occasionali: il cinquantenario della morte di Benedetto Croce, il centenario della pubblicazione della prima edizione dellÆEstetica, l'avvio, un secolo fa, de "La Critica" e la lettura coeva della celebre Prolusione gentiliana all'Ateneo di Napoli. In realtà, tutto nasce dalla riflessione su un curioso paradosso: il 1903, che in Gran Bretagna avrebbe segnato l'inizio di una nuova stagione positivistica, diviene in Italia l'anno del risveglio neoidealista grazie alle eminenti personalità di Croce e Gentile. Su Gentile, e gli inevitabili condizionamenti del suo magistero sulle giovani generazioni, si soffermano i numerosi interventi qui raccolti, che ne affrontano gli studi storiografici dall'antichità alle Origini della filosofia contemporanea in Italia, la fondatezza del sistema logico, la coincidenza di filosofia e storia della filosofia, l'assorbimento dell'arte, del diritto e della letteratura nella teoria dell'atto puro, nonché i rapporti con il fascismo. È a tutti ben noto che, nel secondo dopoguerra, la diffidenza verso l'attualismo originava non solo da questioni filosofiche, ma soprattutto dalla pregiudiziale politica; tuttavia, nonostante la vivacità del dibattito avviato, specie negli ultimi decenni, su questi temi, sembra che il punto di partenza, per alcuni (Cotroneo in particolare), resti la tesi, ormai superata, della derivazione del fascismo dall'attualismo. A prescindere da ciò, l'intitolazione del convegno lascia perplessi allorché si vada alla ricerca, fra queste pagine, dell'anti-idealismo. Molto si parla viceversa di Gentile, mettendo in rilievo, insieme, l'eterogeneità e la specificità del suo pensiero.
Alessia Pedìo
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