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Giovanni il Prode ovvero come Gianni Pannocchia divenne Giovanni il Prode - Sándor Petöfi - copertina
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Dettagli

1998
1 gennaio 1999
136 p., ill.
9788872847084

Voce della critica


scheda di Pallotta, P. L'Indice del 1999, n. 07

Sándor Petöfi (1823-1849) è uno dei massimi poeti ungheresi. Se la sua poesia politica presenta non poche disparità di valore estetico, appesantita com'è da un'irruente polemica ideologica, il meglio della sua produzione letteraria è da ricercarsi nella poesia amorosa, che Petöfi rinnovò nella forma, in opposizione alla lirica impersonale e talora artificiosa dei suoi predecessori. Fra i suoi capolavori, Giovanni il Prode è l'opera più immaginosa e romantica, dove si mescolano l'ironia, il realismo e la fantasia più sbrigliata. Si tratta di una fiaba in versi, in cui lo sfondo storico è abbastanza sfumato (la vicenda potrebbe collocarsi nel periodo della guerra fra l'Ungheria e l'Impero ottomano, e dunque fra i secoli XIV e XVII), e dove temi portanti sono il sentimento amoroso, l'eroismo, l'amore per la patria e il sentimento della morte. È cioè allo stesso tempo una storia epica e popolare, nella quale l'elemento fiabesco e quello realistico si intrecciano compiutamente. Gli episodi si succedono secondo un movimento ritmico dal taglio rapido e concentrato, affidati a una versificazione ariosa, di essenziale espressività. L'eroe del poema è il pastore Janós, soprannominato "Pannocchia" perché trovato da bambino in un campo di granoturco; si innamora di Iluska e ne è riamato, ma è costretto ad abbandonare il villaggio. Compie un viaggio avventuroso e fantastico, in cui incontra banditi, combatte giganti e diventa ussaro; attraversa mezza Europa e il continente indiano; in Francia, compie grandi imprese e dal re riceve l'appellativo di "Giovanni il Prode", per approdare infine al Regno delle Fate, dove trionfano la pace e l'amore.Il traduttore, Roberto Ruspanti, nella sua versione in doppi settenari rende con eccezionale bravura il ritmo cristallino e incalzante del poema che Petöfi compose in versi dodecasillabi a rime baciate (il cosiddetto "dodecasillabo eroico").

Paolo Pallotta

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Sándor Petöfi

1823, Kiskorös

Sàndor Petöfi è stato un poeta ungherese. Nato da povera famiglia di origine slovacca, passò l’infanzia in campagna, compiendo studi svogliati e approssimativi. A sedici anni iniziò un’esistenza vagabonda di attore, copista di teatro e soldato. Nel 1844 si risolse a presentare le sue poesie a M. Vörösmarty, che le fece pubblicare. Riconosciuto dai suoi contemporanei come il più grande lirico ungherese, animò i moti del 1848 con il suo Canto nazionale e con l’attività di giornalista e di oratore; ma fu poi escluso dalla carriera politica per il suo estremismo radicale. Entrato nell’esercito, morì combattendo contro i russi, alleati dell’Austria. Tra le sue opere più note ricordiamo L’eroe...

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