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Anno edizione: 2015
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Indice
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In questa seconda opera emerge in tutta la sua veemenza il rapporto tra Giuseppe e i suoi fratelli non certo mitigata dalle cure che Giacobbe ha per i giovane, chiamato "figlio della vergine". Al di là della trama è importante sottolineare che non vi è una vera e propria misura delle età. Certo, Giuseppe si sente davvero pronipote di Abramo, ma le distanze di tempo sono enormi. In secondo luogo, molte pagine sono dedicate ad Abramo, nella sua dimensione terrena e celeste ma senza che vi sia una precisa distinzione. Da notare poi la misura della coscienza, che non è intrapersonale, ma può abbracciare molte vite come se fosse la stessa. Chi è Abramo? E' quello che se ne andò dalla sua terra? che si recò in Egitto? Oppure quello che rispose al sacrificio di Abramo? Eliezer, mentore di Giuseppe, è convinto di essere stato il servo di Isacco. Questo per dire che il tempo non è sequenziale come una linea retta ma tende a sovrapporsi e incurvarsi, così come Rachele si rispecchia in Giuseppe. Belle anche le pagine sul rapporto tra Giuseppe e Beniamino, l'unico dei fratelli che lo loda come un eletto del Signore. Un'altra immagine è quella dell'angelo che accompagna Giuseppe dai suoi fratelli dopo che questi, offesi dai sogni di Giuseppe, si erano trasferiti a Shekem. Ma ci va con la veste nuziale di sua madre, carpita quasi con manipolazione dal padre Giacobbe. I fratello lo getteranno nella fossa di una cisterna, tanto è grande il loro odio nel culto di Lamec. E' solo per merito di Ruben se si evita la sua uccisione. Degli ismaeliti commercianti lo trovano e lo acquistano dagli stessi fratelli. Giuseppe è morto e risorto, e nella sua nuova vita avrà modo di riflettere anche sui suoi errori, dettati da presunzione ed egocentrismo. Mann da questo libro inizia a evidenziare sempre di più non solo i pregi ma anche i difetti del baciato da Dio, e del resto è molto attento a motivare i rancori dei fratellastri.
Recensioni
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