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Questo venticinquesimo volume dell'edizione nazionale delle opere di Goldoni (inaugurata nel 1993 per il bicentenario della morte) affronta uno dei grandi capolavori degli anni sessanta: un testo che appartiene alla fase più matura della riforma, quando il commediografo approfondisce genialmente le contraddizioni e le nevrosi di quella borghesia veneziana che all'inizio aveva identificato nella maschera positiva di Pantalone, buon padre di famiglia e saggio amministratore di recenti ricchezze. Qui siamo invece, come nelle Villeggiature, nei Rusteghi, nella Casa nova o in Una delle ultime sere di carnovale, in un interno familiare ed economico dominato dal disordine e dall'insicurezza, da narcisimi e da eccessi che segnano il burrascoso legame sentimentale di una coppia di fidanzati litigiosi e infelici. Siro Ferrone rilegge la commedia in modo nuovo, decostruendone la genesi dall'interno dell'officina drammaturgica goldoniana. Il commediografo scriveva su sollecitazione e su misura degli attori che aveva a disposizione. Erano loro a suggerirgli tic, cadenze, sfumature psicologiche per personaggi che risultavano tanto più icastici e inquietanti quanto più dislocati rispetto agli schemi recitativi codificati all'interno della compagnia nel sistema dei ruoli. In questo caso, in particolare, la commedia si rivela profondamente debitrice nei confronti dei suoi primi interpreti: la nevrotica e appassionata Caterina Bresciani, l'amorosa su cui si modellano i vapori di Eugenia, e il grottesco Brighella Antonio Martelli, promosso al ruolo di vecchio (lo zio Fabrizio) al posto dell'ovvio Pantalone che il pubblico avrebbe potuto aspettarsi. Una collaudata mistione tragicomica decostruita e aggiornata modernamente da Goldoni che - al di là dell'apparente naturalismo del testo sempre rivendicato dalla critica - ne rivela, grazie alla sapienza del metodo critico adottato, l'intima natura teatrale.
Marzia Pieri
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