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Global labour history. La storia del lavoro al tempo della «globalizzazione» - copertina
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Global labour history. La storia del lavoro al tempo della «globalizzazione»
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Descrizione


"Globalizzazione", delocalizzazione produttiva, precarizzazione, flussi migratori, organizzazione e condizioni di lavoro, crisi economica e finanziaria: sono queste alcune delle questioni centrali del mondo attuale ed è questa la materia prima di cui è fatta la Global labour history, un approccio storiografico di cui si discute ovunque nel mondo e che i sei scritti raccolti in questo volume presentano per la prima volta al pubblico ita-liano. Dialogando con sviluppi quali quello della World History, che stanno profondamente trasformando gli studi storici su scala globale, la Global labour history apre la storia del lavoro in direzione di nuove figure ed esperienze, collocate oltre il tradizionale primato della classe operaia industriale definita in termini nazionali. In questo modo, offre anche preziosi strumenti per l'analisi della composizione del lavoro vivo contemporaneo. Ne emerge uno sguardo globale e di lungo periodo sulle trasformazioni del lavoro e della società, capace di rompere le gabbie dell'eurocentrismo e del nazionalismo. Una rivoluzione storiografica e, insieme, uno strumento fondamentale per comprendere quanto sta cambiando nelle nostre vite e nel mondo in cui viviamo.
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Dettagli

2012
7 novembre 2011
143 p., Brossura
9788897522102

Voce della critica

Il termine "Global labour history", usato per la prima volta nel 2000, riecheggia la Global history, cui appartiene come filone tematico. La scelta del "globale" anziché del "mondiale" indica la volontà di assumere come problematica e metodologia la complessità della realtà attuale. Proprio per ciò la Glh aspira a tenere costante il dialogo tra ricerca empirica e generalizzazione, curando le interazioni tra livelli soggettivi e oggettivi; locali e globali; culturali, sociali, politici ed economici. Questo filone costituisce la risposta al momento di stasi della ricerca storica sul lavoro e sui lavoratori, anche se sarebbe meglio dire sul movimento operaio, apertasi a metà degli anni settanta con la fine del ciclo della conflittualità operaia, la caduta del Muro, la crisi di comunismo e di socialismo a cui era legato l'interesse per la storia del movimento operaio, l'indebolirsi degli stati e, di conseguenza, non solo l'esaurirsi della "storia patria" ma anche del metodo comparativo, di impostazione nazionalistica. Queste osservazioni riguardano in prevalenza l'area europea: il ripensamento della storia sociale e del lavoro parte infatti dall'Istituto internazionale di storia sociale di Amsterdam che nel 1987 si trasforma, in funzione di una diversa impostazione della ricerca storica sul lavoro. Di tale percorso dà conto il curatore nell'introduzione, che riprende un articolo da lui dedicato alla Glh, e pubblicato nel n. 85 di "Passato e presente". Va dato merito a De Vito di avere suscitato in Italia un interesse per questo filone storiografico, il cui primo risultato è la recente costituzione dell'associazione "Storialavoro". Il curatore inquadra anche i sei saggi riprodotti, editi tra il 2002 e il 2008, illustrando i criteri della scelta e indicando anche i limiti di essa, ossia la netta prevalenza della riflessione teorica e la presenza di autori solo europei, per lo più olandesi. Di essi viene fornito il profilo biografico, arricchito da una preziosa bibliografia sul tema. Quali le principali connotazioni della nuova proposta storiografica? Anche in questo filone di studi si riflette la crisi delle tradizionali coordinate spazio/temporali. Come ci suggerisce Van der Linden, la Glh studia il lavoro nelle sue diverse manifestazioni e connotazioni senza limiti temporali, partendo dal XIV secolo, ossia dall'espansione del mercato mondiale, e senza limiti spaziali, poiché il suo campo di indagine sono le relazioni di lavoro e i movimenti sociali dei lavoratori su scala transcontinentale. Tutto ciò è possibile a prezzo della riconsiderazione delle categorie del "lavoro libero" e del "lavoro non libero", superando il concetto di "lavoro salariato" elaborato da Marx, per sostituirlo con una gamma assai più ampia di "lavoro" rappresentata dalle forme intermedie. Ciò porta anche a intendere il lavoro di sussistenza e cooperativo (lavoro domestico delle donne, ad esempio) come parte dello stesso lavoro salariato. La storia del lavoro per la Glh non è più quella del passaggio dal lavoro non libero a quello libero (in Asia i lavoratori salariati nel "settore organizzato" non sono più di 1/10 della popolazione attiva), bensì della compresenza nella stessa area o in aree diverse di un'ampia gamma di lavoro e di lavoratori. Queste suggestioni derivano in larga parte dalla storiografia del lavoro indiana, dove già dal 1996 è operante l'Associazione degli storici indiani del lavoro, e più in generale dall'incontro con la storiografia del "Sud globale", perché gli altri aspetti che caratterizzano la Glh sono la cooperazione internazionale tra storici, la ricerca a rete e il pluralismo metodologico, resi necessari dalla conclamata fine della solidarietà di classe come perno dell'identità operaia. Nuovi filoni di ricerca, come la storia di genere, delle donne, dell'emigrazione ecc., hanno messo in risalto altri elementi che concorrono a formare le identità (genere, religione, cultura, etnia) che, però, non è facile considerare insieme e simultaneamente. Alla storia dell'emigrazione, che oggi non si limita più al confronto tra paesi d'emigrazione e paesi d'immigrazione, è da riconoscere un contributo di natura metodologica, con l'introduzione del concetto di "translocalità". Di esso, che non è sinonimo di mobilità spaziale, ma che evoca la creazione di nuove frontiere (il concetto di frontiera suggerisce insieme "trasgressione" e "localizzazione"), viene messo in risalto il ruolo di pratica culturale adatta alla comprensione dei processi di interconnessione spaziale. Ciò nonostante lo sguardo globale non comporta la cancellazione della contestualizzazione dei fenomeni, anzi, ne richiede un'analisi sempre più approfondita e complessa. Per non separare la dimensione globale da quella locale occorre cercare le connessioni tra punti e situazioni lontani nel tempo e nello spazio, presenti per lo più in vincoli sotterranei. Dora Marucco

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