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Una cattiva abitudine del giornalismo e dell'editoria vigente nel nostro paese è quella di odiare tutto ciò che anticipa i tempi dell'attualità più scontata. Questo libro, precedendo il crollo delle borse di un anno, mentre ha già attirato l'attenzione di studiosi e addetti ai lavori, corre il rischio di non diventare ciò che merita di essere: una sorta di guida a un tempo tecnica e morale nel paesaggio socio-economico, disastrato ma ricco di opportunità, in cui oggi viviamo. A questo proposito consiglierei all'editore di riproporlo in libreria con una fascetta che ne stabilisca le credenziali, ovvero la rara qualità di costituire a un tempo un compendio critico dell'economia oggi in crisi, nella sua versione globale come in quella locale, e dell'ideologia che, in maniera precipitosa, arrogante e pressoché incontrastata, l'ha sorretta, grosso modo dall'epoca della presidenza Reagan (l98l-1988). La critica è lucida, mai preponderante, talora addirittura implicita rispetto alla proposta alternativa che l'autore, di volta in volta, formula, perché è sulla pars construens dei suoi densi ragionamenti che egli è più interessato a impegnare il lettore. La chiave interpretativa è in qualche maniera inscritta nella storia personale di Lorenzo Caselli, studioso di teoria e gestione dell'impresa, oggi docente di etica economica e responsabilità sociale delle imprese presso l'Università di Genova. Perché è proprio una valutazione etica a far saltare il verrou di un'ideologia, quella liberista, che in nome di una pretesa oggettività nutriva la pretesa di non essere tale. Il filo conduttore del lavoro di Caselli, collaudato studioso dell'impresa, consiste nello sforzo di dimostrare come l'eticità dell'impresa, o di una politica transnazionale, sia non solo compatibile, ma non di rado condizione per l'innovazione e, in ultima analisi, per una maggiore competitività. Che si tratti della molteplicità di scelte che riguarda il rapporto tra progresso scientifico e sviluppo economico, o quello tra dimensione locale e globale, o delle responsabilità dell'impresa (al di là del profitto di romitiana memoria come sua unica finalità), Caselli offre in forma sintetica, solitamente per punti, ma sufficientemente argomentata, una fenomenologia dell'esistente con le sue contraddizioni non solo di ordine etico, a cui corrispondono altrettante ipotesi di lavoro alternative, a partire dalle condizioni che le sottendono. I valori che ispirano i ragionamenti dell'autore sono quelli della solidarietà e del rispetto della persona, della partecipazione e della formazione come strumenti fondamentali individuali e collettivi, ispirati ma tutt'altro che dogmaticamente dedotti dalla dottrina sociale della chiesa, con un robusto retroterra culturale di studiosi vicini alla Cisl (la prefazione è firmata da Pier Paolo Baretta, vicesegretario generale di quel sindacato). In un'eventuale seconda edizione, particolarmente auspicabile dati gli sviluppi recenti della crisi, alcuni passaggi meriterebbero di essere spiegati in maniera più distesa a un più vasto popolo alla ricerca di rette vie nella confusione attualmente regnante. Gian Giacomo Migone
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