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Golda ha dormito qui - Suad Amiry - copertina
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Golda ha dormito qui

Descrizione


Di cosa è fatta la bellezza di una casa, se non della vita di chi la abita? Ma quando accade che un intero popolo si trovi all'improvviso espropriato delle sue dimore, la domanda che passa, amara, di bocca in bocca è soltanto una: che fine fa quella bellezza, e che fine fa l'anima di chi in quelle case, in quei palazzi, in quei giardini, ci ha vissuto, ci ha pianto e ci ha gioito, per una vita intera? Questa storia ha inizio nel 1948, quando gli inglesi, partendo da Israele, lasciarono due popoli in lotta: l'uno con tutto, l'altro con niente. Suad Amiry, palestinese, racconta quella perdita inestimabile, quella dei muri con dentro le anime, la memoria, i gesti, gli affetti. Muri a cui oggi, ai vecchi proprietari di sempre, è addirittura proibito avvicinarsi, è preclusa la vista, la memoria delle sensazioni. Come all'architetto Andoni, che vorrebbe tornare nell'abitazione che ha progettato e costruito, il "suo gioiello", e scopre in tribunale di non poterlo fare in quanto "proprietario assente"; o come a Huda, che preferisce testardamente la cella alla condanna di non poter rientrare nella casa dei genitori. Insieme agli effetti di un conflitto storico che dura da allora, Suad Amiry, con profonda grazia e humour dissacrante, si confronta con un tema universale e potente com'è quello della casa, che finisce per coincidere con la nostra stessa identità, con la nostra stessa, comune, storia.
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Dettagli

2013
23 ottobre 2013
219 p., Brossura
9788807491580

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Lapo
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Suad Amiry e le case che hanno segnato la sua vita: quelle che ha abitato per anni e da cui è stata scacciata, o le residenze di parenti e amici, o quelle di cui ha soltanto ammirato l’architettura. Case che non si limitano a evocare il luogo fisico ma richiamano anche gli aranceti, il profumo di zagara, gli orti e gli oggetti da cui ci si è separati nell’urgenza della fuga, gli animali domestici abbandonati, le amicizie rimaste indietro, il proprio vissuto e le terre dalle quali si è stati sradicati da un feroce esercito di occupazione. Case che tracciano la storia tormentata della sua famiglia e il calvario dei palestinesi spogliati con brutalità dei loro averi, espropriati delle loro dimore e cacciati dai territori nei quali vivevano da millenni. E a fronte della tragedia del suo popolo, questi ricordi sono narrati dall’Autrice con inaspettata e straordinaria ironia e levità, ma senza spensieratezza; è sempre in agguato una sorda rabbia per le ingiustizie sofferte, difficili da dimenticare.

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Massimo F.
Recensioni: 4/5

Giù il cappello: veramente un lavoro interessante. Il racconto di un dramma attraverso il legame profondo tra l'uomo e la sua casa. Uno stile leggero e originale: si legge tutto d'un fiato con piacere ed emozione

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Suad Amiry

1951, Damasco

Architetto palestinese, fondatrice e direttrice del Riwaq Center for Architectural Conservation a Ramallah. Cresciuta tra Amman, Damasco, Beirut e Il Cairo, ha studiato architettura all’American University di Beirut e all’Università del Michigan, specializzandosi infine a Edimburgo. Dal 1981 insegna archittettura alla Birzeit University e, da allora, vive a Ramallah. Ha scritto e curato numerosi volumi sui differenti aspetti dell’architettura palestinese. Da Feltrinelli sono usciti: Se questa è vita. Dalla Palestina in tempo di occupazione (2005), Niente sesso in città (2007), Murad Murad (2009), Golda ha dormito qui (2013), Damasco (2016). Nel 2020 Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea è stato pubblicato da Mondadori.Le è stato...

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