Si potrà non condividerne sempre le scelte, le pose e le politiche, ma per ciò che riguarda la qualità e la cura editoriale, nonché il lucido e indispensabile intento pedagogico, va riconosciuta senza riserve ad Adelphi un'attenzione ormai piuttosto rara, in un campo editoriale dove anche grandi e storici marchi, che dovrebbero essere garanzia di accuratezza e scientificità, licenziano prodotti che si distinguono per trascuratezza, approssimazione, mancanza di progetto: tanto più gravi quanto più celebri e importanti sono gli autori pubblicati, e di consolidato prestigio le collane. Le quarantaquattro lettere inviate da Gadda a Citati nell'arco di poco più che un decennio, ora proposte in volume da Adelphi per la cura di Giorgio Pinotti, sono corredate da un ponderoso apparato di note. Un'altra nobile impresa destinata esclusivamente alle biblioteche e ai dipartimenti universitari, dunque? Non direi proprio. Gadda aveva sessant'anni quando, nel 1957, conobbe l'allora meno che trentenne Citati, allievo di Gianfranco Contini e consulente editoriale di quel Livio Garzanti che in modo vivace e spregiudicato cercava di costruire per la sua casa editrice una figura riconoscibile, in competizione soprattutto con Einaudi, nel panoranma culturale degli anni cinquanta. Era stato Garzanti a pubblicare, giusto nel 1957, il Pasticciaccio; e in quel giro d'anni, per quanto ora possa sembrare incredibile, per le opere di Gadda, che aveva confessato a Contini di scrivere "per due, tre persone", rivaleggiavano a suon di contratti, anticipi, richieste di rispettare impegni passati, non solo Einaudi e Garzanti ma una piccola rosa di editori validissimi. Citati era incaricato di seguire Gadda, o forse meglio di occuparsi di lui, in tutte le circostanze che riguardavano confezione e pubblicazione dei libri per Garzanti, dal peculiarissimo giallo ai racconti di Accoppiamenti giudiziosi fino alla raccolta di saggi I viaggi, la morte; i due divennero presto amici e le loro lettere (il curatore include nelle importanti note anche stralci di quelle, inedite, del corrispondente più giovane) sono improntate a una reciproca benché deferente confidenza. Certo il Pasticciaccio o La cognizione del dolore (uscito nel 1963 da Einaudi, dove Gadda era seguito da un altro giovane brillantissimo, Gian Carlo Roscioni; e a quanto pare fu l'asse Citati-Roscioni a risolvere una impasse editoriale che rischiava di impedire l'uscita sia della Cognizione che degli Accoppiamenti) possono, anzi debbono essere letti senza il supporto di materiali privati e ricostruzioni cultural-storiografiche; e la loro straordinaria potenza è in grado di conquistarsi lettori nei modi e nelle zone più inaspettati. Tuttavia seguire, attraverso le lettere, da una parte le vicende dell'editoria e delle istituzioni letterarie, che somigliano un po' a una guerra e un po' a un gioco di società, e d'altra parte le reazioni di Gadda a quanto gli accadeva intorno, non è solo un supplemento secondario a quella lettura "assoluta". Prima di tutto, forse, perché il confronto tra Gadda narratore e Gadda epistolografo mostra con efficacia estrema quanto lo strazio angoscioso, la nevrotica mania classificatoria e l'incontenibile vena satirica del narratore fossero anche porzioni salienti, massicci montuosi della sua geografia interiore: Gadda descrive nel dettaglio a Citati le sue malattie e i suoi referti medici, poi attribuisce, con repentini balzi nello stile sublime, la salute precaria ai dolori e alle angosce che lo hanno spezzato, poi si scusa e raccomanda di stracciare la lettera, poi prosegue sulla sua dieta, che lo tormenta, e passa, sempre con grande inventiva linguistica a descrivere cene romane con intellettuali un po' troppo progressisti per i suoi gusti. D'altronde già Goffredo Parise aveva scritto che per capire Gadda ci voleva un saggio composto esclusivamente di aneddoti. Ma, in secondo luogo, queste lettere sono utilissime perché situano, con grande precisione, le opere gaddiane nel campo letterario e sociale che, solo, ha potuto farle materialmente circolare: mercato editoriale, idee e ideologie letterarie, strategie commerciali, premi, recensioni, segnalazioni, e via dicendo; e sono cose queste non certo di esclusivo appannaggio dei sociologi, ma che dovrebbero interessare a ogni lettore consapevole. Sul piano della biografia esemplare come su quello dei rapporti sociali e istituzionali, il lettore consapevole e non per forza specialista si vede soccorrere validamente dall'indispensabile apparato di note, che incrocia con dovizia di dati e ottimo senso del montaggio i diversi piani, con stralci da altri carteggi gaddiani (alcuni resi noti solo recentemente sui "Quaderni dell'Ingegnere", benemerita rivista di filologia e studi gaddiani fondata da Dante Isella nel 2001), notizie bibliografiche, storiche, lessicali, linguistiche. Federico Francucci
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