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Governare il vuoto. La fine della democrazia dei partiti - Peter Mair - copertina
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Governare il vuoto. La fine della democrazia dei partiti - Peter Mair - copertina
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Descrizione



Un testo considerato da più parti un saggio fondamentale per comprendere l’attuale crisi della politica rappresentativa in Italia e in Europa.

Nelle pur radicate democrazie dell'Europa occidentale, le competizioni elettorali sono in declino, i maggiori partiti registrano un calo di iscritti e di partecipazione, e anche coloro che rimangono fedeli militanti sono fiaccati nel loro entusiasmo. L'ultimo libro di Peter Mair, uno dei più grandi scienziati politici del nostro tempo, prematuramente scomparso, pesa l'impatto di questi cambiamenti che hanno portato gli elettori, dopo un secolo di aspirazione e di pratica democratica, a disertare l'arena politica. Mair esamina lo sviluppo parallelo allarmante che ha visto le élite politiche europee chiudersi sempre più su se stesse, in circoli autoreferenziali che le hanno portate a rimodellarsi come classe professionale omogenea e ad arroccarsi all'interno delle istituzioni statali, come un riparo in grado di offrire relativa stabilità in un mondo popolato da elettori volubili. Nel frattempo, guadagnano potere le agenzie e le pratiche non democratiche che vanno proliferando, non ultima tra loro la stessa Unione europea, un'organizzazione che contribuisce alla depoliticizzazione degli Stati membri e il cui famigerato "deficit democratico" riflette le intenzioni deliberate dei suoi fondatori. Questo testo offre una valutazione autorevole e agghiacciante delle prospettive della rappresentanza politica popolare di oggi, non solo nelle varie democrazie d'Europa, ma in tutto il mondo sviluppato.
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Dettagli

2016
14 aprile 2016
166 p., Brossura
9788849846393

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Cinzia Cavallo
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Il saggio costringe il lettore a superare le diatribe politiche locali per confrontarsi con lo scenario più ampio dell’Europa Occidentale. Il politologo irlandese P. Mair ragiona sulla fine dei partiti politici sempre più disconnessi dalla società, con differenze ideologiche tra loro sempre meno apprezzabili e incapaci di sostenere il progetto democratico. Così i partiti, non più luoghi di aggregazione e dibattito, hanno lasciato, nel tempo, un vuoto difficile da governare e hanno, per incoscienza o per avidità, svuotato gli spazi d’interazione tra cittadini e politici. Mair sostiene che a decretarne la fine non sia stata l’ostilità di cittadini avversi ai privilegi della classe politica e indica, invece, come cause l’indifferenza e il disinteresse, ora quantificabili numericamente in una sempre crescente astensione. Una democrazia partitica indebolita ha puntato sulla svalutazione delle elezioni e dei processi elettorali ridotti per molti cittadini a rituali privi di senso. Questo vuoto è stato presto occupato dalle organizzazioni populiste dell’estrema destra, forti in tutta Europa. Altro elemento a giustificazione dell’indifferenza popolare è la percezione che i centri decisionali siano sempre più lontani dalle realtà locali e risiedano in istituzioni europee difficilmente raggiungibili. La partecipazione popolare si organizza per altre vie. Al declino irreversibile dei partiti tradizionali pare contrapporsi un rinnovato interesse per la Democrazia. Mair avverte che il proliferare di dibattiti su riforme costituzionali e sulla vita democratica non abbia come fine il coinvolgimento delle masse, ma l’esigenza di ridefinire la democrazia così da riadattarla a contesti di rarefatto interesse popolare. Un’analisi lucida e pacata di un processo irreversibile e ormai difficile da contrastare.

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