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Questo libro percorre i 100 anni di evoluzione, e involuzione, ideologico-socioculturale dell'Europa da Napoleone al 1914-1918. Sono analizzate le varie sfaccettature ideologiche, sociali, culturali di tale percorso; come razzismo e classismo dei ceti dominanti, che istigarono la Grande Guerra, motivati da brama di profitto, e anche dallo spavento che le classi subordinate avessero il sopravvento nelle società capitalistiche, nessuna nel 1914, e oltre, realmente democratica e progressista. Le caste dominanti, aristocratiche anche nelle più evolute 'democrazie' occidentali, volevano usare lo strumento della guerra per mantenere la presa sulla società. E per farlo, ricorsero a vari strumenti, la repressione dell'opposizione sociale e al dominio dei media, quasi sempre collusioni e funzionali a tale dittatura de facto, con un'azione corifea verso il potere da parte di intellettuali, artisti e giornalisti, quasi esclusivamente di matrice borghese, che non disdegnarono il ricorso a menzogne e distorsioni dei fatti, per dipingere il nemico in toni tali da istigare il cittadino comune, la popolazione, ad intrupparsi per la guerra. Ma, rileva Pauwals, davanti all'ondata di continue menzogne propalate dall'alto, dai governi e dai media, su ogni cosa, si sviluppò nella popolazione un antidoto imprevisto dai governi e dalle caste dominanti: la popolazione incominciò a NON credere più a nulla che gli dicesse il potere. Cosa ricorda oggi? E cosa ricorda di attuale,il fatto che davanti all'indifferenza di risposta della popolazione; i cosiddetti “professionisti dell'informazione” e loro “datori di lavoro”, iniziarono a cedere al wishful thinking, cioè a credere nelle proprie menzogne distaccandosi dalla popolazione e anche dalla realtà brutale della guerra tanto voluta ma che ora dava risultati opposti a quelli ricercati. Leggere questo libro sulla società occidentale della prima guerra mondiale, aiuta comprendere la realtà della società occidentale, belluina e illusa, di oggi.
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