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Anno edizione: 2018
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Ho ricevuto questo libro dall'editore in cambio di una recensione onesta. Non è mai semplice parlare e fare commenti su libri riguardanti questo genere, libri dove la realtà dei fatti viene raccontata in modo nudo e crudo. Grande Madre Acqua è un romanzo che non racconta semplicemente la storia di due bambini, è un misto di argomenti, avvenimenti ed emozioni che molto spesso si fa fatica a comprendere. I protagonisti della storia, Keiten e Lem, sono due orfani di guerra obbligati a vivere tra le quattro mura di un orfanotrofio in Macedonia (Jugoslavia). Alle mura di questo posto viene data un’importanza metaforica, oltre che fisica, portando il lettore a reputarle quasi le mura di una prigione che non permettono ai bambini di sognare o immaginare un futuro. Il romanzo, infatti, si basa proprio su questo contrasto: da una parte l’orfanotrofio in cui i bambini subiscono soprusi da parte degli adulti, posto tetro e cupo, e dall'altra la ricerca quasi cieca ma necessaria di questa “Grande Madre Acqua”, che altro non è che il rumore del lago più vicino capace di cullare i bambini e di instillare in loro un’enorme speranza di libertà. L’utilizzo della voce narrante di uno dei due protagonisti permette al lettore di entrare ancora di più in quella che è la storia raccontata; per il resto, lo stile di scrittura riesce a creare pause e dare i giusti accenti dove necessario. L’unica cosa che mi ha fatto storcere il naso è la massiva presenza dell’esclamazione "Che io sia maledetto!" all'interno del romanzo, perché a lungo andare, risulta quasi fuori luogo.
Recensioni
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