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La grande morìa dei dinosauri - Kenneth J. Hsü - copertina
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La grande morìa dei dinosauri
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La grande morìa dei dinosauri - Kenneth J. Hsü - copertina

Descrizione


Hsu, geologo cinese di formazione americana, è riuscito in questo libro a raccontare il "caso" dei dinosauri, i quali incontrarono alla fine del Cretaceo quella che, su scala geologica, deve considerarsi una morte improvvisa. Tale evento si presenta come una imbarazzante anomalia rispetto alla teoria darwiniana. Molte sono le cause invocate per dare ragione di questi eventi. La teoria di Hsu, che individua la causa nell'impatto di un corpo di tale massa da provocare mutamenti radicali nello habitat, è ritenuta fra le più solide e suffragate.
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Dettagli

1993
3 novembre 1993
Libro universitario
374 p., Brossura
9788845910173

Valutazioni e recensioni

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Luca P. Marescotti
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Un libro di grande interesse per molti motivi. Scritto da un geologo dai molteplici interessi, ricostruisce come un libro poliziesco la ricerca sulla causa della moria dei dinasauri. I motivi per leggerlo o per studiarlo sono molteplici e non riguardano solo la storia della vita sulla Terra, l'ecologia e l'avvicendamento delle specie, le influenze di grandi eventi fisici sulla biosfera, la geologia e le analisi geologiche. Ecco, i motivi principali per cui lo raccomando: perchè è un libro interdisciplinare; perchè cerca di spiegarsi a tutti usando un linguaggio transdisciplinare; perchè è umile, e non solo ammette i propri errori, ma anche come la supponenza o gli impegni professionali gli abbiano fatto sottovalutare altri ricercatori. Tuttavia, per me che sono urbanista vi sono altri motivi: perché l'urbanistica si comprende nell'ecologia e attraverso l'ecologia; perchè l'urbanistica riguarda l'uso di tutto il suolo, in senso regionale o di area vasta (città e terre circostanti, metropoli e regioni urbane, costruito e risorse naturali), e sta modificando la biosfera; perchè dovremmo usare anche e soprattutto la valutazione ambientale strategica (la scienze non è un percorso lineare) con capacità interdisciplinari e transdisciplinari; perchè gli esseri umani stanno cambiando la biosfera; perché gli esseri umani influiscono sulla riduzione della biodiversità; perchè Hsu è un autore cinese che ha lavorato all'estero (in Svizzera, negli USA, e poi viaggiando e tenendo conferenze) e nel suo abitare il mondo ha imparato a condividerne le molte culture.

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Voce della critica

HSU, KENNETH J., La grande moria dei dinosauri, Adelphi, 1993
GOULD, STEPHEN JAY, Risplendi grande lucciola, Feltrinelli, 1994
recensione di Tozzi, M., L'Indice 1995, n. 1

Come è sopraggiunta la fine? Una quantità enorme di specie di viventi (circa il 75 per cento) si è estinta in un tempo molto breve a causa di perturbazioni evidentemente improvvise: l'impatto di un meteorite con la superficie terrestre - magari quello il cui cratere è stato rinvenuto da poco nello Yucat n -, oppure una cometa, la cui coda abbia sfiorato terre e paludi del Mesozoico, qualche decina di milioni di anni fa. Qualcosa di extraterrestre che viaggiava intorno ai 10 km al secondo, qualcosa di imprevedibile e di inarrestabile, che avrebbe innalzato una nuvola di polveri tale da oscurare il Sole; un evento anomalo, le cui radici sono estranee alla storia del pianeta Terra. La meteora dunque, responsabile dell'abbacinante stress termico che avrebbe distrutto i grandi rettili e altri animali terrestri e della repentina liberazione di composti a base di cianuro che avrebbe provocato piogge acide, morte e distruzione fino nei mari poco profondi. Il ritrovamento di sferule di origine quasi sicuramente cosmica, la presenza di forti anomalie di iridio negli strati di rocce sedimentarie di circa 65 milioni di anni fa, le diffuse tracce di impatti meteoritici sugli altri pianeti - perché la Terra dovrebbe fare eccezione? -, sono tutti elementi di grande suggestione per far morire nel sangue bestioni di 50 tonnellate lunghi più di 20 metri.
Ma come è avvenuta veramente la fine? Grandi eruzioni vulcaniche marcavano il ritmo dei mesi nell'India di 65 milioni di anni fa - enormi espandimenti di lava basaltica ancora oggi riconoscibili in tutta la regione del Deccan -; l'immensa quantità di polveri e nubi riusciva a offuscare il cielo e abbassare la temperatura fino a rendere complessivamente più freddi gli anni e ingenerare meccanismi terminali in animali molto specializzati, ma a sangue irrimediabilmente freddo. Si sarebbe arrestata la fotosintesi clorofilliana e sarebbe diminuita la disponibilità di cibo per i grandi erbivori e poi di prede per i carnivori. Iridio e sferule -incidentalmente - possono avere anche origine vulcanica e gli effetti sono gli stessi: oscurità, piogge acide, raffreddamento climatico.
La medesima causa finale - i forti e improvvisi cambiamenti climatici, l'interruzione alla base della catena alimentare e l'oscurità causati da polveri e nubi - porta però implicazioni completamente diverse, che vanno oltre il vulcano o la meteora, e apre una disputa che ancora oggi non ha visto una definitiva composizione. Chi invoca una causa extraterrestre ritiene che la storia naturale abbia bisogno di una specie di deus ex machina che consenta di arrivare al finale di una rappresentazione altrimenti imbarazzante da chiudere: animali evoluti e nel pieno del loro sviluppo - altro che senescenza filetica! - scomparsi improvvisamente dalla faccia della Terra, chi ha calato il sipario? Sono questi i casi in cui si scopre che abbiamo un perverso bisogno di "inverno nucleare": quello causato dalle eruzioni è troppo scontato e intriga molto meno. Chi si sforza di cercare cause "terrestri", legate al vulcanismo o alla tettonica delle placche - invece - viene oggi considerato un conservatore incapace di slegarsi dal principio dell'attualismo (il presente è la chiave del passato) e di comprendere che tutto procede per quanti, per salti, per equilibri dinamici continuamente sbilanciati da eventi catastrofici. Non è una questione di poco conto; il neocatastrofismo (per distinguerlo da quello di Cuvier) e l'attualismo-gradualismo improntano la discussione scientifica tra fisici e geologi e hanno un impatto diverso anche nella divulgazione presso il grande pubblico. In questa prospettiva il recupero del catastrofismo in termini probabilistici appare uno dei pregi migliori del libro di Hsu e - parzialmente - di quello di Gould e consente di liberare finalmente i geologi dall'anatema kelviniano di essere magari buoni raccoglitori di minerali, ma non scienziati veri.
Tutto ciò senza considerare che le estinzioni di massa sono selettive, cioè che molte piante, organismi marini, uccelli, insetti, coccodrilli e tartarughe - rettili anch'essi - hanno tranquillamente continuato a vivere al di là del fatidico limite Cretacico-Terziario (limite K/T). Tutto ciò peccando di superbia, visto che attualmente il nostro errore nelle determinazioni delle età del lontano passato è intorno ai 100.000 anni nel migliore dei casi: come si fa a sapere se un'estinzione è avvenuta in 1000 o 10.000 anni quando l'imprecisione è maggiore dell'intervallo esaminato? Su questo punto Hsu spende decine di pagine nell'impossibilità di andare oltre l'affermazione che la grande estinzione dei dinosauri deve essere avvenuta in meno di 500.000 anni e lasciando aperto il campo alla discussione se siano troppi per parlare di catastrofe, seppure alla scala della Terra. Infine, ci si rende conto che il limite K/T è stato istituito dall'uomo stesso proprio in base alle estinzioni e alle comparse di viventi e che la documentazione fossile su cui si lavora è largamente incompleta?
La domanda è piuttosto un'altra: in quanto tempo è avvenuta la fine? Non a caso essa costituisce uno dei tratti caratteristici persistenti de "La grande moria dei dinosauri", dalla prima all'ultima pagina. Un'estinzione in - poniamo - 50 anni (un tempo irrisorio nella storia della Terra) avrebbe infatti quelle caratteristiche di immediatezza, di rivolgimento improvviso che sarebbe difficile contestare. Ma se l'ordine di grandezza cambia - poniamo 50.000 o 500.000 anni (qualcosa che comincia a farsi sentire) - allora devono essere invocati meccanismi più complessi della simultanea scomparsa. Determinismo e catastrofismo ancora uno di fronte all'altro, ma l'impressione è che qualcosa debba cambiare nei nostri clichés, come mettono in chiaro sia Hsu che Gould. I cambiamenti catastrofici non provocano solo effetti istantanei: la scomparsa dei dinosauri potrebbe essere stata innescata da uno stravolgimento rapido, ma aver avuto bisogno di 100.000 o addirittura 500.000 anni per essere portata a termine; questo è l'originale contributo dei dati raccolti da Hsu in decine di campagne di terreno e oceanografiche magistralmente riportate nel libro. È superata l'ipotesi di Walter Alvarez (premio Nobel per la fisica e inventore della teoria dell'asteroide) di un'estinzione in qualche decina o centinaia di anni: il cambiamento climatico indotto da meteorite o dalla cometa - oppure anche dall'eruzione - avrebbe dispensato i suoi venefici effetti in quasi mezzo milione di anni. Che senso poi abbia in ricostruzioni come queste tirare in ballo il catastrofismo, specialmente qualora fosse verificato il carattere ciclico delle catastrofi non è sempre chiaro. Non si tratterebbe di una specie di attualismo del catastrofismo, cioè non si perderebbe quel carattere di evento improvviso, raro non prevedibile che contraddistingue la 'katastrophé'?
Il libro di Hsu è un grande libro che non consente pause di lettura a chi sia minimamente interessato a problematiche di storia naturale e che risulta di piacevole incuriosimento anche per il profano. Il substrato culturale della sua indagine e il rigore della concatenazione degli argomenti scientifici a tesi faranno dimenticare anche il malcelato rimpianto per la Cina feudale che si può leggere nella critica iniziale al maoismo e l'esclusione - voluta e sistematica - di ogni altra ipotesi sull'estinzione. La scrittura è molto densa e contiene talmente tanti dati e spunti da frastornare - va detto, piacevolmente - la mente del lettore.
Anche in "Risplendi grande lucciola" si fa più che un cenno al tema delle estinzioni di massa: Gould è stato uno dei primi a rivalutare la possibilità che episodi violenti influiscano in modo determinante sull'evoluzione degli organismi terrestri; gli equilibri punteggiati (intermittenti) devono a eventi catastrofici parte della loro forza teorica (anche se qui la veridicità dell'impatto con un asteroide viene rimandata all'accumulo di altre prove). L'approccio probabilistico - per la verità un po' murphyano' se un meteorite di 2000 tonnellate può cadere sulla Terra lo farà, purché ci sia tempo a sufficienza - viene correttamente utilizzato da Hsu e d'altro canto criticamente spiegato da Gould in una cruda, ma validissima parabola personale che va dall'angoscia "statistica" per il suo mesotelioma intestinale alla valutazione obiettiva dell'attuale guarigione.
L'interscambio continuo con altri ambiti scientifici e culturali, la passione per la ricerca in sé, la piena valutazione del ruolo dell'individuo nella storia naturale e l'etica severa costituiscono una somiglianza molto marcata fra il libro di Hsu e tutti quelli di Gould. La presenza aleggiante non solo di Charles Darwin e dei suoi epigoni (o degli oppositori), ma anche di sacche di resistenza engelsiane e - soprattutto - del reverendo Malthus, incombe su ogni capitolo di entrambi i volumi ed è testimoniata anche nello scambio epistolare fra i due. Si tratta comunque - piace ricordarlo - di libri di ricerca storica, fondati sullo studio di documenti (rocce, fossili) e analoghi in tutto e per tutto ai volumi delle ricerche umanistiche: la differenza è che in questo caso si conoscono alcune pagine isolate e il loro numero progressivo, ma a nessuno sarà mai dato di vedere il libro per intero. Il carattere più dogmatico, in un certo senso "ideologico", del libro - e della vita stessa - di Hsu lo rendono forse un po' meno simpatico rispetto al grande fascino dei dubbi sistematici di Gould, probabilmente uno degli scienziati in attività con minori pregiudizi. Inoltre nell'abilità divulgativa - resa più agile dall'astrologia di saggi brevi - Gould non teme rivali e anche in questo caso il contatto scienza-pubblico avviene nel modo più diretto, laddove la ricostruzione di Hsu risulta più mediata, più articolata nella forma quasi romanzesca del libro.
"Risplendi grande lucciola" raccoglie brevi saggi facenti parte di "Bully for Brontosaurus" (la prima parte - "Bravo Brontosauro!" "Feltrinelli 1992 - è stata recensita da Aldo Fasolo ne "L'Indice" del giugno 1993), un magistrale excursus per i sentieri della storia naturale nel suo intreccio con la storia degli uomini. Il mondo è il prodotto della storia e non di un disegno superiore e colpisce il fatto che questo riconoscimento abbia trovato quasi più avversari negli Stati Uniti che non in Italia o nel resto del mondo. La natura assunta come metro per i nostri giudizi morali fino a intentare processi contro l'insegnamento dell'evoluzionismo nelle scuole americane, dove addirittura il darwinismo fu portato in tribunale - contro la "Genesi"! - in un processo che dal 1925 si concluse definitivamente solo nel 1987. Allora una sentenza della Corte suprema stabilì che la "Genesi" non è e non vuole essere un trattato di storia naturale e che i campi rispettivi di scienza e religione restano separati. Paradossalmente lo stesso Hsu, imputando alla selezione naturale colpe che non sono sue, tende a degradarla dal rango di elemento scientifico - a quello di ideologia, sostenendo però non tanto un dio conscio del suo disegno o un'architettura cosmica superiore, ma un dio che gioca a dadi (chi rammenta le "vie incostanti" del taoismo?). Sembra qui sfuggire che è il caso a governare la selezione naturale, che questa non è solo lotta, ma anche cooperazione - come viene ribadito in ogni riga del volume di Gould - e che non ci si trova di fronte a nessuna contraddizione, in ultima analisi, con l'insegnamento darwiniano.
Dalle pagine acute e divertenti di Gould viene lanciato un altro messaggio non convenzionale: il recupero di personaggi e animali male interpretati o sottovalutati - come i più accaniti avversari delle teorie evoluzionistiche o l'ornitorinco - in una ricerca documentale sempre lanciata oltre le apparenze, dove è possibile trovare legami tra fatti slegati fra loro e, soprattutto, dove il contesto assume il suo giusto rilievo.
Il possesso casuale di requisiti più adatti alla sopravvivenza dà un indirizzo capriccioso alla storia naturale: se riavvolgessimo il film della vita sulla Terra per farlo ripartire dal principio, l'evoluzione sicuramente non ripercorrerebbe letizie che hanno portato all'uomo, a causa dell'elevato grado di possibilità iniziali e dell'elevata casualità. Sentirci i padroni di qualcosa che si è ottenuto solo per caso ha un sapore farsesco, quando non si risolve in un tragico errore di prospettiva.
Un'ultima considerazione: recenti scoperte paleontologiche dimostrano che alcune specie di dinosauri hanno vissuto per lunghi periodi in zone allora polari. In altre parole, nella crescente specializzazione le "lucertole terribili" avevano trovato il modo di diventare animali omeotermi, cioè di avere il sangue caldo come quello dei mammiferi e quindi di non soffrire il freddo. Se cade l'ipotesi dell'oscurità e del cambiamento climatico - vulcano o meteorite che ne sia la causa - di cosa sono morti poi i dinosauri?

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