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Libro molto bello. La giornalista Francesca Mereu ha vissuto in Russia e ha fatto la corrispondente da Mosca e ci racconta gli anni difficili del passaggio dal comunismo e l'ascesa di Putin in quella che sarà una democrazia mancata. Eventi che si susseguono, profonda crisi sociale ed economica hanno portato alla Russia di oggi e questo libro ci apre uno spiraglio su una storia poco nota.
Questo lavoro pone le sue radici nei fatti di cronaca, nei resoconti di gente comune e nelle proprie osservazioni e conversazioni familiari. L’autrice è una giovane donna che si è lasciata conquistare dalla “terra degli zar”, la Russia, che ci mostra nelle fragilità del post comunismo quando la popolazione si è ritrovata catapultata in un clima capitalista, con negozi pieni di merce che nessuno può permettersi e immersa nella privatizzazione, di cui nessuno sembra ben conoscere le regole. Una Russia allo sbaraglio, dove un giorno si possono acquistare i voucher dello stato per migliaia di rubli e il giorno dopo questi non valgono nulla, dove la gente pur di tirare avanti accetta la protezione della krisha, letteralmente “tetto”, termine che indica la mafia, sempre con più accoliti perché permette di avere una vita lussuosa che il governo non è in grado di soddisfare. Un’analisi veritiera che ci mostra un popolo che spesso non ha saputo a chi credere, che si affidava più ai media che al governo perché il loro presidente, Yeltsin, pur avendo incentrato la sua campagna elettorale sulla libertà che avrebbe concesso loro, cerca di censurare testate giornalistiche e tv.Attraverso interviste, riportando sprazzi di vita normale di gente che ha davvero vissuto quegli anni, Francesca Mereu ci mostra i passi che hanno consegnato la Russia a un “uomo di Yeltsin” negli anni in cui le ostilità con le Cecenia sono spesso contraddittorie: Vladimir Putin, personaggio chiave nella polita mondiale dei nostri giorni, una figura che tranquillizza e da sicurezza rispetto al precedente presidente, spesso troppo ubriaco per rappresentare al meglio la nazione.Con domande importanti e attraverso la sua osservazione dirette l’autrice accompagna il lettore a conoscere una Russia che sta cercando di rimettersi in piedi, di dare al suo popolo la sicurezza necessaria per non ripiombare nel caos degli anni novanta. Ma a quale prezzo? E Putin è la soluzione, o il problema?
“Il grande saccheggio. -Da zar Boris alla presa di potere di Putin, diario di una democrazia mancata-”, di Francesca Mereu, Le Mezzelane editore, recensione a cura di vito ditaranto. Nella inconcepibile o incomprensibile finitezza dell'universo non vi è nulla di nuovo, nulla di differente, tutto il mondo cambia, ma a volte sembra non cambiare nulla. È una questione di statistica e quel che sembra un fatto unico può essere un luogo comune. Avvenimenti narrati nel nostro mondo possono essere vissuti in maniera diversa se raccontati con gli occhi dei protagonisti, ogni avvenimento apparentemente inconsueto, può avere una miriadi di possibilità, di corsi e ricorsi, tutto questo si può ripetere con esattezza e precisione straordinarie, più e più volte Vi sono stati mondi e culture a non finire, ognuno forse sedotto dall'illusione orgogliosa di essere unico, insostituibile, irriproducibile. Ci sono stati uomini, a non finire, malati della stessa forma di megalomania da cui anche intere nazioni e mondi interi sono affetti. Ce ne saranno altri e altri ancora. Un'infinità. Questo romanzo è la storia di un paese e di uno di questi uomini: Putin. Un uomo spesso odiato dal mondo ma amato dal suo popolo. Ammetto il romanzo non è di facile lettura, vuoi per gli argomenti trattati e vuoi per la trama storica, ma l’autrice è stata brava nella stesura di un testo che comunque dovrebbe necessariamente essere letto. La Mereu spiega con audacia com’è cambiata la Russia dopo il crollo dell’Unione sovietica; un cambiamento vissuto in modo traumatico dalla popolazione russa. Viene raccontata la trasformazione improvvisa con gli occhi dei familiari della stessa autrice. Tutti ricordano il giorno del grande saccheggio (2 gennaio 1992), l’alba della democrazia. Francesca Mereu, ci fa assaporare il significato data dai russi alla parola democrazia, essa diviene sinonimo di paura, perdita di dignità, povertà, criminalità. Quello che era uno stipendio decente durante il periodo sovietico, all
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