Il guaritore

Anche questa volta Damiano Leone, splendido narratore nonché autore di tre romanzi di grande successo: “Enkidu” (Leucotea, 2012), “Lo spettatore” (Leucotea, 2015) e “Il simbolo” (GCE, 2018), ha colpito nel segno con il suo nuovo parto letterario "Il guaritore", capace di tenere avvinto il lettore e di coinvolgerlo così intensamente da spingerlo a una lettura, seppur attenta, intensa e spedita nel desiderio imperante di conoscere il seguito delle vicende nel minor tempo possibile. La trama del romanzo è unita da un sottile filo a quella precedente, "Il simbolo", ma qui non si tratta di un romanzo storico, ma di un autentico romanzo ambientato in un prossimo futuro. Per questo appare senz'altro più allettante, più appassionante, più atto a intrappolare il lettore dentro la storia e a farlo partecipare alle azioni dei personaggi con innegabile propensione al tifo per gli eroi positivi e alla soddisfazione per una giusta punizione di quelli malvagi. I personaggi infatti si ergono in modo così potente dentro al racconto e vivono e agiscono in modo così compiuto da far dimenticare all'avvinto lettore che dietro ci sia l'abile mano del nostro Autore che ha scelto di non apparire e di restare dietro le quinte. I temi toccati, pur nella narrazione fantastica, sono di stringente attualità e capaci di far emergere il pensiero illuminato di Damiano Leone e il suo auspicio a cambiamenti positivi nella nostra società e nella nostra filosofia di vita. Questo è appunto, secondo me, l'importante trait d'union che lega questo suo ultimo lavoro a tutti i suoi romanzi precedenti.