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Allegato come appendice al n°2 dell’aprile 1963 alla rivista Ordine Nuovo, La guerra rivoluzionaria fu la relazione che Clemente Graziani presentò al convegno tenutosi nel 1965 all’Istituto di Studi Storici e Militari “Alberto Pollio”, ma come riferisce il figlio Rainaldo nella prefazione, l’intervento del padre non fu pubblicato negli atti del convegno in quanto alcuni partecipanti, appartenenti all’ambiente della destra radicale, erano «apertamente foraggiati dalla CIA». Lo scritto dell’Autore, personalità carismatica nell’ambiente della destra extraparlamentare anche per il fatto di essere stato tra i soli due italiani a cui fu concessa la rarissima tessera dell’OAS, è incentrato sull’attività di guerra psicologica, di terrorismo, delle “gerarchie parallele”, della strategia e tecnica della guerra rivoluzionaria che il comunismo, ai tempi della “guerra fredda” e della divisione del mondo in due blocchi, attuava come mezzo di lotta per imporre una visione del mondo basata sui principi del marxismo-leninismo. Quello che nota Graziani è che le tecniche di guerriglia e l’analisi tattica-strategica attuata da Mao Tse Tung in Cina, dai Viet Minh in Indonesia e da Ernesto Guevara a Cuba, partono da un’operazione di azione psicologica sulle masse, le quali agiscono secondo certi stimoli creati allo scopo di sobillarle alla rivoluzione, come nei riflessi pavloviani che l’Autore conosceva bene. Il breve scritto, riproposto meritoriamente da Passaggio al Bosco, ha il pregio di far conoscere il pensiero di Graziani, un nome spesso e malevolmente associato alle pagine più tragiche della storia del dopoguerra, ma che in realtà è stato una delle mente più lucide dell’area neofascista. Il libretto è rivolto a quegli uomini di milizia che spogliandosi di ogni sentimentalismo borghese sappiano incarnare i principi tradizionali esposti da Julius Evola e la lettura è consigliata a tutti, specialmente ai più giovani, che vogliano trovare esempi nel loro agire politico quotidiano.
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