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Anno edizione: 2017
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<p>In 8', leg. ed. consovracc., pp.346; vol. in ottimo stato.</p>
Storico dell'Università di Stoccolma recentemente mancato (2009), Jan Glete affrontava in queste pagine i conflitti navali nella prima età moderna (protagonisti: spagnoli, portoghesi, olandesi, inglesi) in rapporto alla trasformazione dell'Europa. Con l'accentramento dei poteri, vennero a moltiplicarsi le marine permanenti controllate dagli stati, pronte a salpare per destinazioni anche lontane rispetto all'ormai battutissimo Mediterraneo nonché dotate di grandi velieri da guerra e strutture di comando burocraticamente organizzate, grazie ai finanziamenti derivati da tasse e dazi. Sono messi in evidenza cinque processi che si connetterono all'evoluzione delle guerre sui mari, influenzandola in misura considerevole: formazione e integrazione degli stati territoriali; ascesa e declino degli imperi marittimi, politici ed economici; espansione e ristrutturazione del commercio marittimo interregionale; espansione europea oltremare; trasformazioni tecnologiche della guerra marittima. Troviamo esaminati, con chiarezza e acribia, anche versanti normalmente trascurati, come il non sempre limpido ruolo degli imprenditori privati nella guerra marittima e le forniture degli arsenali, attraverso lo studio di operazioni navali, commerci e battaglie posti in essere da forze armate legate a stati che si proponevano sullo scenario internazionale come imperi caratterizzati, in realtà, da scarsa coesione interna. La tesi, sostenuta da una vasta conoscenza bibliografica, è che sia stata la rivoluzione militare verificatasi nel Vecchio continente in concomitanza con la costituzione dello stato moderno a permettere l'ampliamento planetario dei domini europei.
Daniele Rocca
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