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Una guida al fantastico italiano davvero ben fatta, ottima la curatela di Catalano, Pizzo e Vaccaro, una garanzia (su questo non avevo alcun dubbio) soprattutto dal punto di vista storico. Un viaggio affascinante descritto con competenza e lucidità. Un unico appunto: non avrei accostato, per qualità letteraria, stilistica e immaginativa, accanto a nomi del calibro di Landolfi, Calvino e Buzzati e altri mostri sacri della nostra narrativa dell'immaginario, autori contemporanei molto fortunati e ahimè apprezzati dal pubblico, decisamente commerciali per contenuti e dallo stile anti letterario (meglio non fare nomi come faccio di solito), in genere contraddistinti da una qualità della prosa di bassissima qualità. Sicuramente alcuni editori risponderebbero con i dati delle vendite di questo tipo di opere tanto acclamate, ma davvero sono e siamo convinti che il valore di un'opera letteraria si possa giudicare soltanto dal numero di copie vendute? Ricordo che un grande come Tommaso Landolfi riusciva e vendere la miseria di mille o duemila copie al massimo, con l'unica differenza che i suoi lavori erano vere opere d'arte, altri invece (specialmente in tempi recenti) hanno fatto i soldi con svariate paccottiglie pseudo letterarie. Chi ama veramente la grande letteratura (e chi è onesto intellettualmente) non può non essere d'accordo con quanto ho affermato. Gli affari sono affari, l'arte è ben altra cosa...
Recensioni
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Nelle scorse settimane ho realizzato un’inchiesta sulla critica letteraria per una rivista online, interpellando una sessantina di critici: nulla di straordinario, se non fosse che l’inchiesta, riguardante una cosa di solito ritenuta nicchia (se non cadavere), ha fatto registrare più di cinquemila condivisioni e quasi centomila letture. Non solo la critica era viva, ma era anche richiesta: delle quattro puntate, le più condivise erano quelle in cui le si chiedeva di suggerire o valutare libri – in una parola, di orientare. È apparso chiaro come, in un campo letterario sempre più simile a una nebulosa, con le medesime collane che possono contenere alta letteratura come materiale di mero rilievo commerciale (per tacere del generale clima di sovraproduzione), la funzione di selezione e messa in valore risulti ancor più cruciale.
In effetti, non solo la critica è sempre più necessaria, ma – notizia! – sta anche bene, se è vero che due dei migliori libri del 2018 erano libri di critica come Biologia della letteratura di Alberto Casadei e La letteratura circostante di Gianluigi Simonetti.
La tendenza pare confermarsi, dato che un altro valido libro di critica è da poco andato in ristampa. Si tratta del Romanzo italiano contemporaneo di Carlo Tirinanzi De Medici, che, nel raccontare con efficacia “le tappe attraverso cui il romanzo ha occupato il centro dello spazio letterario italiano”, fa qualcosa di più: mostrare come si è costituita la lingua comune dei narratori odierni, e raccontare gli effetti di un radicale mutamento del campo sia letterario, sia umano: quello per cui oggi tutto si è fatto narrazione, facendone una modalità conoscitiva privilegiata.
Modalità privilegiata ma anche pericolosa, come ricorda Walter Siti attraverso il saggio di Marco Mongelli, tra i ventidue che costituiscono l’esaustivo La realtà rappresentata, curato da Raffaello Palumbo Mosca. Proprio Siti ebbe a definire il romanzo come “l’ammiraglia che la letteratura può schierare rispetto alla cronaca e alla sociologia nel tentativo di venire a capo della realtà”, frase che io stesso usai nell’introduzione di un mio “ibrido” e che ben si adatta anche all’erculeo lavoro di Palumbo Mosca, dato che il suo libro riesce, anche grazie alla polifonia, a inquadrare quel nodo profondo (e ineludibilmente multiforme), che lega romanzo e rappresentazione del reale – e che va oltre la sua tendenza a integrare il saggio, dato che tale capacità rientra nella natura del romanzo, che è, per dirla con Gospodinov, “non ariana”.
Non solo, poi, il romanzo è meticcio, ma la sua ibridazione è costante, e dopo aver inglobato – o meglio, essere tornato a inglobare – il saggio, è oggi entrato anche nell’epoca dei cosiddetti “sfondamenti”, con sempre più testi di alto profilo letterario che traggono elementi dalla speculative fiction. Per questo merita qui una menzione, per quanto non si tratti propriamente di un testo di critica, anche la Guida ai narratori italiani del fantastico di Catalano/Pizzo/Vaccaro, che getta luce su un canone sovente poco considerato della nostra narrativa, che tuttavia sta trovando un’influenza “di ritorno” attraverso i testi di tutti quegli autori che oggi si allontanano da un realismo fattosi sempre meno adeguato per raccontare la sopravvenuta complessità del mondo.
di Vanni Santoni
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