Viviamo in un’epoca di profondi cambiamenti, non solo tecnologici o sociali, ma, più silenziosamente, paradigmatici. Il nostro modo di pensare la realtà si sta trasformando. Oggi, l’incontro tra scienza e filosofia non è più confinato ai salotti accademici, ma si impone con forza ogni volta che prendiamo sul serio le scoperte della fisica moderna. In particolare, il termine “metafisica quantistica” appare sempre più spesso, inquietante e seducente, come un invito a rivedere le colonne portanti del nostro pensiero. Ma che significa veramente “metafisica quantistica”? Non è solamente una moda linguistica, né un’appropriazione indebita di concetti scientifici. Piuttosto, è uno scenario in cui le domande più antiche dell’umanità – da dove veniamo? Che cos’è la realtà? – trovano nuovi motivi d’urgenza proprio alla luce degli sviluppi più avanzati della scienza. La metafisica quantistica nasce dove la fisica ammette di essere entrata in un territorio misterioso. In questa zona “non locale” la filosofia raccoglie la sfida. Se la fisica classica, da Newton a Maxwell, aveva costruito un mondo rassicurante, fondato su leggi chiare e intuitivamente accessibili, la fisica quantistica, dal primo Novecento, lo ha minato alle fondamenta. Il principio di indeterminazione di Heisenberg, l’esperimento della doppia fenditura, le interpretazioni multiple (dai molti mondi di Everett alla più pragmatica scuola di Copenaghen) hanno costretto i filosofi a ridefinire concetti apparentemente banali come “oggetto”, “evento”, “causa”. L’eredità di questi scontri è oggi fertile. Alcuni fisici come Bohm, Wigner e Wheeler ci esortano a ripensare la realtà come puramente relazionale (nulla esiste “in sé”, ma solo “per” e “con” un altro). È interessante notare come, proprio nel cuore del pensiero quantistico, riaffiorino antiche intuizioni della filosofia occidentale e orientale. Parmenide, con la sua idea di “essere uno e indivisibile”, o il buddismo, con la nozione di “interdipendenza universale”, trovano echi sorprendenti nel linguaggio tecnico dei fisici contemporanei. Non si tratta di abbandonare la rigorosa cautela del pensiero scientifico, né di lasciarsi andare a voli fantasiosi: al contrario, la metafisica quantistica è il luogo in cui entrambe le nostre tradizioni – lo spirito critico occidentale e la curiosità senza tempo degli umanisti – possono nutrirsi a vicenda. La nuova frontiera che ci attende è esattamente qui: nella capacità di accogliere la meraviglia, mantenendo il rigore, e di abitare il mistero senza temere che ci travolga, ma anzi, sapendo che in esso consiste il senso stesso della nostra esistenza pensante. Queste riflessioni mettonoin luce un punto cruciale: la scienza e la filosofia, spesso viste come mondi separati, trovano un terreno d'incontro nell’indagine sui misteri ultimi dell’esistenza. In questo contesto, la spiritualità umana si inserisce come un terzo polo fondamentale. Difatti, il desiderio di scoprire il senso profondo della realtà — sia attraverso le domande della fisica quantistica che mediante la riflessione filosofica — affonda le radici proprio nella dimensione spirituale dell’essere umano: quell’anelito innato verso la conoscenza, la meraviglia, il trascendente. La spiritualità, dunque, non si pone in contrapposizione alla scienza o alla filosofia, ma può essere considerata la fonte originaria della loro stessa ricerca: è la tensione verso ciò che ancora non comprendiamo, la consapevolezza dei limiti della razionalità, ma anche la fiducia che esista un senso più profondo da scoprire.
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