«Nessuno era partito a vela, da solo, per l'Antartide; da tempo ero ossessionato dal fascino del continente antartico con i suoi ghiacci; raggiungerlo, contando unicamente sulle mie forze, significava accettare la sfida ultima del mare. Avrei scoperto quale sorta d'uomo restava quando fossero stati strappati via i puntelli consueti della società – sarebbe poi stato quello degno di chiamarsi tale?»
Da principio vi fu solo il sogno. Poi David Lewis cominciò a cercare una barca che fosse in grado di affrontare il viaggio. Dopo lunghi preparativi, salpò da Sidney il 19 ottobre 1972. Navigò attraverso i Quaranta Ruggenti e i Cinquanta Urlanti. Onde smisurate, burrasche continue, tormente, temperature da congelamento lo accompagnarono fino alla sesta settimana di navigazione quando, il 29 novembre, a 3.600 miglia da Sydney e a 2.500 miglia dall'Antartide, l'Ice Bird si capovolse e fu disalberato; all'avventura seguiva una lotta per sopravvivere. Dopo essersi capovolto una seconda volta, l'Ice Bird raggiunse la stazione antartica statunitense di Palmer. Qui la barca, malconcia, fu riparata. Nel dicembre 1973 David Lewis salpò per il secondo tratto del pericoloso viaggio attraverso la banchisa. Dieci settimane dopo, esausto e malridotto al pari dell'Ice Bird, raggiunse Città del Capo. L'autore David Lewis nel 1964, all'età di 45 anni, smise la professione medica che praticava da diciotto anni e prese il mare per fare con la moglie e le due figlie il giro del mondo a vela. Si costruì il catamarano Rehu Moana e partì. Il viaggio durò tre anni. David Lewis è stato il primo, ai nostri tempi, ad attraversare il Pacifico, con un viaggio di 2.500 miglia da Tahiti alla Nuova Zelanda, senza strumenti, seguendo la leggendaria rotta Maori e orientandosi soltanto con il sole e le stelle.
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