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scheda di Pozzan, M.T., L'Indice 1991, n. 1
Il postulato iniziale degli autori, su cui non tutti gli studiosi concordano, è che i primi anni dell'adolescenza siano un'epoca di relativa bonaccia in cui i ragazzi trovano nella famiglia e, più in generale, nel mondo degli adulti un punto di riferimento affettivo stabile e sicuro; ad esso possono rivolgersi quando le veloci trasformazioni fisiche e psichiche proprie dell'età li mettono in difficoltà. Il libro descrive la ricerca condotta su un gruppo di 942 ragazzi, in età compresa tra i dodici e i quindici anni, residenti in alcuni quartieri di Napoli, scelti in modo da rappresentare tutti gli strati sociali dalla borghesia al sottoproletariato. I risultati, secondo gli autori, confermano il postulato iniziale: la famiglia è il riferimento affettivo privilegiato, il gruppo dei pari le si affianca, ma non la sostituisce. E si delinea un ritratto rassicurante: la scuola è un luogo che dispensa istruzione e pone le basi per la costruzione del futuro, la droga è pericolosa e da evitare, i preadolescenti si sentono a volte timidi e nervosi, ma pensano di poter ricevere aiuto dagli adulti e, soprattutto, i preadolescenti desiderano affrontare con adulti di cui si fidino le problematiche che a loro stanno a cuore come i rapporti con la famiglia, la sessualità, la droga. Dunque, concludono gli autori, un intervento preventivo organizzato in incontri tra un gruppo di preadolescenti e un esperto disponibile a discutere con loro su argomenti concordati ha buone possibilità di riuscita. Tutta l'impostazione del lavoro, indubbiamente interessante per i risultati a cui giunge, lascia però aperti molti dubbi riguardo alle modalità con cui sono stati raccolti i dati. L'alta percentuale di risposte da "bravi ragazzi affezionati alla famiglia" fa nascere il sospetto che gli studenti intervistati abbiano dato nel questionario le risposte che immaginavano fossero desiderate dai loro interlocutori.
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