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L' identità culturale non esiste
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L' identità culturale non esiste - François Jullien - copertina
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identità culturale non esiste
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L' identità culturale non esiste

Descrizione


Un piccolo libro con una tesi molto grande: per risolvere i conflitti che dilaniano il mondo, e in particolare l'Europa, dobbiamo partire dal concetto di «identità culturale».

"La rivendicazione di un'identità culturale tende oggi a imporsi in tutto il mondo, a causa dei nazionalismi e della globalizzazione. Ma è un errore parlare di «differenze» che isolano le culture. Conviene, piuttosto, parlare di scarti, che le mantengono l'una di fronte all'altra, promuovendo un terreno comune."

Un concetto pernicioso che porta a pensare alla cultura come a qualcosa di statico, determinato, immobile. Un concetto che tende a produrre da un lato comunitarismi integralisti, dall'altro relativismi inerti e indifferenti. Oppure barricate per difendere orticelli culturali o indifferentismo dove tutto va bene purché omologo e uniforme. Invece proprio della cultura è il dinamismo, lo scambio, la permeabilità. Usando la rara peculiarità intellettuale di una doppia conoscenza, quella del mondo occidentale e del mondo cinese, Jullien riesce a stabilire l'unica piattaforma possibile per un'umanità pacificata. Quella in cui le idee e le culture sono qualcosa di dinamico, di fluido, senza steccati. Un antidoto prezioso a un mondo che costruisce barriere. La rivendicazione di un'identità culturale tende oggi a imporsi in tutto il mondo, a causa dei nazionalismi e della globalizzazione. Ma è un errore parlare di «differenze» che isolano le culture. Conviene, piuttosto, parlare di scarti , che le mantengono l'una di fronte all'altra, promuovendo un terreno comune.
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Dettagli

2018
15 maggio 2018
96 p., Brossura
9788806235925
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Indice

I. L'universale, l'uniforme, il comune
II. I fondamenti europei dell'universale. L'universale è un concetto superato?
III. La differenza o lo scarto: identità o fecondità
IV. L'identità culturale non esiste
V. Difendiamo le risorse di una cultura
VI. Dagli scarti al comune
VII. Dia-logo

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Rossana
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Dopo decenni di ricerche originali e acute dedicate al pensiero greco e a quello cinese, Jullien in questo denso e appassionante volumetto ripropone alcuni aspetti cruciali della sua riflessione, affrontando il ritorno in Europa di nazionalismi esasperati e l’aggressiva “difesa” di una presunta minaccia all’ identità culturale. La mossa iniziale e decisiva consiste nel non pensare alla tradizione cui si presume di appartenere come a un insieme di valori (che escludono), quanto a risorse da sfruttare; e insieme nell’abbandonare la categorizzazione di una differenza tra le culture, per pensare a ciò che non è uniforme come a scarti. Questo spostamento di prospettive permette di ripensare in maniera più feconda alla pretesa di universalismo, tipica di un’Europa che non sa sostenere, come invece facevano i suoi più importanti episodi culturali, una dimensione ribelle, inappagata dell’universale. Un universale mai raggiunto non sarà un dato da difendere, ma un’esigenza che eviterà la feticizzazione delle “culture”, il loro rinchiudersi in “differenze” autocompiaciute e chiuse ad altre esperienze, altre lingue e altri pensieri. Differenza e identità si rivelano concetti inadeguati e viziati alla loro origine. Lo scarto, invece, è una figura di esplorazione, che fa emergere un altro possibile e scardina ciò che immobilizzandosi esclude con violenza. Lo scarto, contrariamente alla differenza, non è statico ma dinamico, e non presuppone né una natura umana né valori chiusi e inossidabili, ma porta all’autodispiegamento dell’umano.

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Teofilatto Dei Leonzi
Recensioni: 5/5

In questo agile saggio Jullien applica la cifra del suo pensiero, fondata sul perno dello "scarto", una distanza che in quanto tale è percorribile, al concetto di identità culturale. In un'epoca in cui sovranismi e nazionalismi sempre più radicali si asserragliano in fortini ideologici che conducono alla stagnazione interna e al sospetto esterno, Jullien mostra che tra i non-luoghi fittiziamente costruiti da chi parla di Sé come necessariamente "differente" dall'Altro esiste una strada che li collega, e lo scarto si riduce solo mettendosi in cammino. Chiude il libro una bella riflessione sull'importanza della traduzione: paradossalmente la diffusione, lenta ma costante, dell'inglese rafforza un monopolio culturale sempre più massiccio, soffocando gli "scarti" culturali in un'agghiacciante uniformità che annulla l'alterità invece di valorizzarla. Lettura agevole anche per chi non ha mai letto nulla di Jullien e godibile indipendentemente dagli altri volumi specificamente dedicati al confronto col pensiero cinese.

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Conosci l'autore

François Jullien

1951, Embrun

François Jullien è uno dei maggiori filosofi e sinologi viventi. Vive a Parigi e insegna all’Université Paris vii-Denis Diderot. È autore di numerosi libri tradotti in molte lingue. In italiano sono disponibili, tra gli altri titoli: Trattato dell’efficacia (1998), Elogio dell’insapore (1999), La grande immagine non ha forma (2004), Figure dell’immanenza (2005), Nutrire la vita (2006), Logos e Tao. Parlare senza parole (2008), Le trasformazioni silenziose (2010), Sull’intimità (2014). Feltrinelli ha pubblicato: Essere o vivere. Il pensiero occidentale e il pensiero cinese in venti contrasti (2016) e Una seconda vita. Come cominciare a esistere davvero (2017). Nel 2019 esce per Ponte alle Grazie Risorse del cristianesimo,...

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