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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2013
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La storia della sconfitta di un uomo «assolutamente buono». Un romanzo intricatissimo di avvenimenti, pieno di affetti opposti e di opposti sentimenti morali che dominano tutta l'opera entro cui si agitano bene e male, odio e amore.
«Un romanzo enigmatico e limpido che avvince e che sgomenta» – Vittorio Strada
Il principe Myskin, ultimo erede di una grande famiglia decaduta, è una creatura spiritualmente superiore, la cui «idiozia» consiste in un'assoluta mancanza di volontà e in una fede assoluta negli altri. Dopo un lungo soggiorno in Svizzera, al ritorno in patria si trova coinvolto in un vortice di storie d'amore vissute con passione torbida e violenta, che hanno come protagonisti il giovane Rogozin, la bellissima Nastas'ja e l'aristocratica Aglaja. Un'intricatissima sequenza di avvenimenti, raccontati con ritmo incalzante, in cui sfocia un'immensa mole di materiale: da Cristo alla cronaca giudiziaria russa, dall'Apocalisse alla polemica con il socialismo.
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Come si fa a scrivere qualcosa su questo romanzo? La sua complessità e la sua profondità sono indicibili, e lo scopo dell'autore è incredibilmente centrato. C'è il principe Myskin, la cui epilessia gli ha provocato una forma di "idiozia", Rogozin, il suo alter ego, Natasja Filippovna, donna instabile, dannata e condannata... Ma ci sono anche Aglaja, Ippolit e la famiglia Ivolgin. La trama pesca nella cronaca nera della Russia del tempo, nello scontro con i nichilisti, nella fede, nella psicologia oscura di ognuno di noi, in Dostoevskij stesso. Non è possibile, secondo me, spiegarlo con le parole, perché bisogna viverlo, bisogna immergersi nell'oscurità e nella luce dei personaggi. Bisogna soffrire e gioire con loro, bisogna odiarli e perdonarli. È un libro immenso. Nota polemica sull'edizione: non tutti conoscono la trama e la conclusione di un romanzo prima di leggerlo, è vero che è un classico, ma l'abitudine di inserire un'introduzione in cui si spiega tutto il romanzo, dall'inizio all'epilogo, deve finire, elimina la voglia di leggere il libro. Credo che Feltrinelli abbia capito (ho visto che ora inserisce postfazioni e non introduzioni), spero che anche Einaudi esca da questa bolla di saccenza autoreferenziale (sebbene l'introduzione di Strada sia magistrale; però va messa alla fine).
Romanzo complesso, molto psicologico con evidenti tratti autobiografici dell’autore quali la descrizione delle sensazioni provate nel passare da una morte certa per fucilazione al ritorno alla vita per “grazia ricevuta”. La percezione di straniamento di questo passaggio è da pelle d’oca. Alcune frasi quali “la bellezza salverà il mondo” sono spesso citate ai giorni nostri in modo ricorrente e insulso senza capirne il vero significato. L’idiota protagonista del romanzo è il principe Myskin che mi ricorda per la sua innocenza e buona fede Oblomov di Goncarov. L’idiota è un racconto sulla bontà, sull’innocenza, sulla ingenuità; qualità queste che sembrano ridicole e assurde ma che stregano tutti i personaggi di contorno a questo Idiota tanto che le protagoniste femminili se ne innamoreranno. Uno spaccato sulla mediocrità, sull’opportunismo sul nichilismo. Un romanzo definito da Proust come il migliore della storia: fare letteratura sul male è semplice ma farla sulla bontà riesce solo ai migliori. La bellezza salverà il mondo? Non penso; ci vorrebbero forse più idioti come il principe Myskin. Un capolavoro che mi ha trasmesso una immensa tenerezza verso Dostoevskij. Imperdibile
Immenso autore. Da leggere!
Recensioni
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