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Carlo Vita è un critico veronese attivo da sempre nell'ambiente artistico genovese (Luzzati, Carmi, Costantini, la vecchia Galleria del Deposito). In questo gustoso volumetto riprende il titolo di una progettata cartella di serigrafie che dovevano riprodurre delle forme geometriche usate come scene teatrali e accatastate nel retroscena. Un dialogo fra triangolo, cerchio, quadrato: "Non si vorrebbe che queste illusioni / fossero il solito pesce, la triglia / luccicante nel fuoco della rètina / ma dicessero anche la scelta / di aggiungere al vero l'immaginato". Nel libretto possiamo vedere l'immagine, ma possiamo anche apprendere dalle meticolose note qualcosa che magari ci è sfuggito, cioè l'allusione a "la triglia nella rete" di Dora Markus. Illusioni ottime si apre con la sezione omonima, continua con Storie vere (Asterisco, Dallas, Aida), una terza sezione, Stile di vita, che riflette con stoico umore sulla vecchiaia (Come farsi amare), e si conclude con Monete fuori corso, immagine usata a proposito di vecchie foto ritrovate con i loro inutili sorrisi. Poi Vita si racconta e un po' prende in giro nelle note, che sono una spiritosa conversazione con il lettore. Incontriamo molte vecchie conoscenze: Savinio, Monica Vitti ("Ladruncolo"), Sanguineti, Franco Croce, amici e corrispondenti, e i classici, in cui Vita fa fresche scoperte o si dichiara incompetente (Pound, Stevens, addirittura Dante). C'è un aspetto metalinguistico nelle note e nei testi ("Ciò che m'incontra": qualcuno ricorda cosa voglia dire?), il piacere dell'aneddoto centrato in poche battute. Vita scrive con chiarezza d'incisore, in punta di penna, ama l'immagine arguta ma scava anche in terreni dolorosi ed emblematici, privati e pubblici: "In casa della morta ci si sveglia presto / per il molto che sembra da fare / e anche per dire con qualche sospiro / noi, se non altro, siamo ancora qui". Il tono piatto ricorda l'ultimo Montale, ma anche (perché no) Emily: "C'è stata una morte / nella casa dirimpetto". Illusioni ottime è un libretto di cui essere grati perché l'autore non ha fatto "poesia" ma, come gli piace dire, "versi", noi diremmo comunicazione di una posizione insieme indulgente e seria, poetica, sulla realtà.
Massimo Bacigalupo
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