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Descrizione


Tra la letteratura di tutti i tempi e il cinema esistono delle corrispondenze tecnico-formali "extratemporali" davvero sorprendenti. L'autore ne esamina alcuni casi attraverso l'analisi comparata di opere di scrittori e di registi (Gombrowick-Polansky, Silone-Losey, Callimaco-Godard) e più in generale, attraverso l'individuazione di eventuali possibili equivalenze tra i due linguaggi. Lo studio muove dalla constatazione della crescente integrazione in atto tra le arti e, pur nel rispetto della specificità di esse, guarda alla nozione di "translettura" oggi richiesta dalla contaminazione dei linguaggi e dall'apparire sulla scena della nuova narrativa "global". A riprova l'autore fornisce esempi di letture "filmiche" di scrittori vissuti "dopo" il cinema (tra cui, ad esempio, Cortazar e Palahniuk), ma anche "prima" di esso (tra cui Dante e Pascoli), e di visioni "letterarie" di registi contemporanei (Truffaut e De Oliveira).
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Dettagli

2005
1 dicembre 2005
240 p.
9788837115548

Voce della critica

Il luogo migliore per vedere un bel film oggi non appare più la sala cinematografica, ma una biblioteca. La fascinazione tipica del cinema va ricercata in libri sempre più filmici, non solo nell'assunto narrativo, ma anche nelle scelte visive e uditive. L'assunto di base di Moscariello non vuole essere una semplice provocazione, ma l'invito a riconsiderare in profondità i rapporti tra le due arti narrative, secondo una prospettiva di analisi translinguistica.
Oltre l'aspetto della trasposizione dalla pagina allo schermo e la mera ricognizione storico-evolutiva dei rapporti tra letteratura e cinema, l'autore sceglie di indagare le corrispondenze e le analogie tra le due pratiche narrative sul piano linguistico e formale, proponendo esempi concreti che pongono in relazione autori apparentemente lontanissimi, secondo un'ottica che lui stesso definisce più empirica che teorica.
Nella prima parte si analizzano autori classici italiani che, ben prima della nascita del cinema, hanno utilizzano procedimenti narrativi tipici della settima arte. Dai procedimenti di montaggio creativo o di dissolvenza danteschi al relativismo prospettico di matrice figurativa di Tasso, con l'ambiguità evocativa della Gerusalemme liberata; dall'uso del flash-back in Manzoni e Carducci alle deleuziane immagini-tempo che ricorrono in Pascoli.
L'identificazione di alcune pratiche di racconto e tecniche linguistiche atte ad evocare narrazioni con un forte impatto audiovisuale appare funzionale per operare un confronto strutturale tra universi narrativi che si specchiano in profondità, al punto da creare "mondi equivalenti", secondo la definizione di Moscariello. Se le relazioni tra Gobrowicz e Polanski – nel caso specifico delle somiglianze tra Cosmo (1965) e L'inquilino del terzo piano (1975) – si pongono più sul piano stilistico narrativo, quelle tra Silone e Losey afferiscono al piano ideologico e culturale, mentre il parallelismo tra Callimaco e Godard verte sulla comune funzione di modernizzazione e di rottura stilistica verso le tradizioni dei rispettivi contesti culturali.
Nella terza parte del testo, si affrontano i molteplici livelli in cui la letteratura contemporanea è influenzata dal cinema. Dalla moltiplicazione dei libri che utilizzano procedimenti narrativi cinematografici alla mediazione creativa della recensione cinematografica; dal rapporto tra il concetto di immagine, interiore e mentale, e quello di figura, resa concreta da un codice, alla letterarietà di autori quali Truffaut e De Oliveira: nella ricchezza di spunti il testo di Moscariello – che si chiude con alcune appendici sulla necessità di nuovi approcci verso la trasposizione e contributi su Robbe-Grillet, Silone e De Oliveira – si conferma stimolante per un nuovo sguardo d'insieme sul rapporto tra letteratura e cinema.
  Michele Marangi
 

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