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Di produttività dell'immaginazione, o del suo carattere creativo, si è parlato e si parla molto spesso, in svariati contesti culturali, per lo più in termini metaforici: basti pensare, per esempio, alle dottrine romantiche dell'arte, in cui il ruolo dell'immaginazione viene esaltato, magari - come in Coleridge - opponendolo a quello della più modesta "fantasia". Ma, come si è detto, in questi casi la produttività è da intendersi in senso puramente metaforico. L'oggetto del libro di Griffero, invece, è la produttività "letterale" che è stata talvolta riconosciuta all'immaginazione stessa, una vera e propria produttività o capacità di trasformazione "ontologica", che fa sentire i suoi effetti nel mondo materiale. È questa appunto l'immaginazione transitiva del titolo, di cui si possono citare alcuni esempi, come la credenza nel malocchio, nella possibilità di influire mentalmente su altre persone a distanza, nell'influenza dei desideri di una donna gravida sulla costituzione corporea del feto (le cosiddette "voglie"). Tutte queste credenze ricadono naturalmente nell'ambito della superstizione, o di un generico "pensiero magico", e normalmente non si pone molta attenzione ai legami che le accomunano. Griffero cerca di porre rimedio a questa mancanza, ripercorrendo una storia molto complessa e ramificata, e cercando di seguire i vari filoni di pensiero che riservano un posto per l'immaginazione transitiva, dalla medicina greca alla filosofia di Jakob Böhme, dalla tradizione paracelsiana all'idea neoplatonica di un "corpo spirituale", dalle teorie sulla jettatura alla teosofia araba.
Guido Bonino
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