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Mi spiace infierire, ma questo racconto mi ha proprio deluso; dopo un inizio promettente, il protagonista fa cose assurde; e dire che non gli mancano le occasioni che io speravo cogliesse, di fare qualche cosa con il poliziotto che incontra all'inizio, o con il vicino di casa, o con l'amico d'infanzia che lo ospita spesso; invece lui si incapriccia della moglie di quest'ultimo! Una storia con un inizio promettente, ma uno sviluppo deludente!!
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Damon Galgut, nato a Pretoria nel 1963, è tra gli scrittori di maggior successo della generazione letteraria sudafricana emersa dalla caduta dell'apartheid. Quattro i romanzi pubblicati dopo il precoce debutto narrativo poco più che ventenne: The Beautiful Screaming of Pigs (1991), The Quarry (1993), Il buon dottore (finalista del Booker Prize nel 2003, tradotto da Guanda nel 2005) e L' impostore (2008). Una buona tenuta narrativa, un sicuro senso della trama, caratterizzata dall'ambientazione in contesti isolati, atmosfere cariche di suspense, indizi inquietanti che accentuano l'effetto thriller, sono caratteri comuni a tutti i suoi romanzi. Pochi i personaggi, sui quali Galgut si concentra mostrando gli ambigui rapporti di potere che si stabiliscono tra loro come specchi imperfetti della confusione morale e sentimentale del nuovo Sudafrica.
L'ambiguità del titolo si riflette nell'intreccio. Non uno ma tanti, gli impostori del romanzo, in cui ciascun personaggio, indipendentemente dal colore della pelle, ha un torbido presente da mascherare. Ognuno porta una maschera, l'arrivista, il cinico, il pavido, la femme fatale. A fare le spese dell'ipocrisia e del cinismo dominanti nel paese sono per lo più i bianchi per colpa dei neri. I neri, infatti, si associano ai bianchi solo per sfruttarli, dividersi la torta, fargliela pagare. Accadeva anche nel Buon dottore. Protagonista dell'Impostore è Adam Napier, che a soli quarant'anni ha perso il posto di lavoro, riassegnato nella redistribuzione sociale a un nero. Persa anche la casa, che non può più pagare, si trasferisce in una zona desolata nel Karoo, dove suo fratello, con cui ha sempre avuto un pessimo rapporto, gli ha offerto un cottage di sua proprietà. Un'offerta che Adam è costretto ad accettare solo per la mancanza di vere alternative. Ma se tutto è perduto, forse lì potrebbe ritornare alla sua vera vocazione, mai veramente messa alla prova, scrivere poesie (un'eco forse di Vergogna di J. M. Coetzee?). Ma qui ben presto va in depressione e passa le giornate nel desolato paesaggio del Karoo, senza riuscire a scrivere un solo verso nella casa infestata da erbacce e da fantasmi del passato (eco di Desiderio di André Brink?). Uno dei fantasmi si materializza in Canning, un vecchio compagno di scuola di cui lui non ha alcun ricordo, mentre l'altro è non solo certissimo della sua identità, ma gli confessa una devozione totale conservata intatta negli anni. Canning, sposato con una giovane donna nera bella e misteriosa, Bimba, che attrae fatalmente Adam, ha ereditato una grossa fortuna, una sorta di oasi verde e lussureggiante nel bel mezzo del Karoo, una immensa riserva naturale costruita dal padre che lui, in spregio a suo padre, progetta di distruggere per realizzare un campo da golf e ingenti profitti. Suo malgrado Adam, che passa le giornate fissando il vuoto paralizzato nel suo torpore, viene messo a parte del progetto e incluso in un gioco eccitante e pericoloso, che si ripete ogni fine settimana quando è ospite della coppia infernale. Non si tratta solo dell'incauta relazione con Bimba, ma di un gioco ben più rischioso e indecifrabile in cui Canning, legato a personaggi di potere nonché alla mafia internazionale, lo ha tirato dentro.
Come il protagonista del Buon dottore, Adam Napier non sembra avere alcuna consapevolezza di ciò che gli accade. È un uomo alla deriva. Si lascia vivere, convinto che la vita l'abbia maltrattato. La sua crisi personale non viene mai veramente indagata. Forse è proprio qui la debolezza maggiore del romanzo: né il rapporto con il lavoro, né quello con suo fratello, né con l'amico, né con le donne, così come i generici riferimenti all'attuale situazione del Sudafrica, trovano un terreno di approfondimento che possa suscitare un moto di empatia nel lettore.
La traduzione rivela qua e là qualche incertezza, e appare discutibile la scelta di inserire asterischi e note a piè di pagina che disturbano la lettura, ma più di tutto disturba la traduzione in italiano dei nomi/soprannomi dei due protagonisti, Baby, che diventa Bimba nella traduzione, e soprattutto Napier, soprannominato negli anni del collegio Nappy perché faceva la pipì a letto, che qui diventa Pannolino. Scelta poco difendibile, che toglie dignità al personaggio e che riporta a una pratica desueta ma ancora verificabile ad esempio nei "Classici" della "Bur", dove spesso, nei romanzi di Conrad, Dickens ecc. si trovano tradotti in italiano i nomi di alcuni personaggi. Sarebbe bastato spiegare in nota l'intraducibile gioco di parole tra Napier e Nappy, come si fa a un certo punto, ma lasciando il nome del personaggio Nappy. Seguendo questa logica traduttiva perché allora non tradurre Canning, omofono di "cunning", il termine inglese per furbizia, con Furbetto? Anche in quel nome c'è un gioco, sicuramente rivelatore della personalità del personaggio.
Paola Splendore
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