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In casa Cupiello. Eduardo critico del populismo - Angelo Puglisi - copertina
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Descrizione


L'itinerario prevalente di questo volume si svolge all'interno delle opere maggiori di Eduardo De Filippo (Natale in casa Cupiello, Napoli milionaria !, De Pretore Vincenzo, Il Sindaco del Rione Sanità e Le voci di dentro). Attraverso un dialogo serrato con i testi e le interpretazioni critiche più autorevoli (Asor Rosa, La Capria, Taviani), l'autore perviene al risultato di proporre l'immagine di un Eduardo «critico del populismo», alternativa alla prevalente collocazione all'interno della letteratura e del teatro populisti. Fuori dalla dimensione populista, Eduardo De Filippo emerge da quest'analisi «come un acuto spirito europeo che, già nel 1945, le rovine ancora fumanti, ha individuato, facendosi forte proprio della critica impietosa del populismo, i nodi e i percorsi della ricostruzione morale e civile: la memoria, l'identità, lo Stato».La percezione che di Eduardo ha la sua città, il sentimento d'amore che il napoletano nutre nei suoi confronti, ne hanno fatto un'icona, hanno fissato i tratti fondamentali del suo teatro, nel quale Napoli ritrova se stessa, in una forma di rassicurante autoreferenzialità. Se prescindiamo dalla critica più propriamente teatrale, Eduardo è collocato nel filone del «regionalismo populista», all'interno di un gioco di rimandi in cui autore e personaggi da una parte e lettore-spettatore dall'altra si rinviano all'infinito la medesima immagine della «napoletanità». Restano così esclusi universalità e senso del tragico, non attingendo ai quali Eduardo non troverebbe posto nella letteratura «alta», italiana ed europea. In realtà, sebbene non estraneo alla «napoletanità», Eduardo andava molto oltre, indicando, con straordinaria lungimiranza, il percorso del riscatto dalla tragedia che la seconda guerra mondiale aveva prodotto, e di cui la Napoli milionaria-stracciona era solo un luogo simbolo.Il Natale si esprime in una dimensione dell'esistenza umana sovrastorica e senza tempo, il sogno: in esso non vi è un percorso storico nel quale costruire un'identità e una coscienza non cieche al mondo, che consenta la speranza e il riscatto, come in Napoli milionaria !. Qui, alla rimozione e al rifiuto della memoria di una Napoli che vuole a tutti i costi dimenticare per cambiare e per vivere dopo il disastro della guerra, il protagonista oppone un ancora più intenso e reiterato richiamo alla formazione di una memoria storica e alla solidarietà come valore civile e non solo personale da porre alla base della ricostruzione dell'identità dello Stato, in una precoce prospettiva di ricomposizione nazionale.

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Dettagli

2001
22 novembre 2001
X-113 p.
9788879896092

La recensione di IBS

L'itinerario prevalente di questo volume si svolge all'interno delle opere maggiori di Eduardo De Filippo (Natale in casa Cupiello, Napoli milionaria !, De Pretore Vincenzo, Il Sindaco del Rione Sanità e Le voci di dentro). Attraverso un dialogo serrato con i testi e le interpretazioni critiche più autorevoli (Asor Rosa, La Capria, Taviani), l'autore perviene al risultato di proporre l'immagine di un Eduardo «critico del populismo», alternativa alla prevalente collocazione all'interno della letteratura e del teatro populisti. Fuori dalla dimensione populista, Eduardo De Filippo emerge da quest'analisi «come un acuto spirito europeo che, già nel 1945, le rovine ancora fumanti, ha individuato, facendosi forte proprio della critica impietosa del populismo, i nodi e i percorsi della ricostruzione morale e civile: la memoria, l'identità, lo Stato».
La percezione che di Eduardo ha la sua città, il sentimento d'amore che il napoletano nutre nei suoi confronti, ne hanno fatto un'icona, hanno fissato i tratti fondamentali del suo teatro, nel quale Napoli ritrova se stessa, in una forma di rassicurante autoreferenzialità. Se prescindiamo dalla critica più propriamente teatrale, Eduardo è collocato nel filone del «regionalismo populista», all'interno di un gioco di rimandi in cui autore e personaggi da una parte e lettore-spettatore dall'altra si rinviano all'infinito la medesima immagine della «napoletanità». Restano così esclusi universalità e senso del tragico, non attingendo ai quali Eduardo non troverebbe posto nella letteratura «alta», italiana ed europea. In realtà, sebbene non estraneo alla «napoletanità», Eduardo andava molto oltre, indicando, con straordinaria lungimiranza, il percorso del riscatto dalla tragedia che la seconda guerra mondiale aveva prodotto, e di cui la Napoli milionaria-stracciona era solo un luogo simbolo.
Il Natale si esprime in una dimensione dell'esistenza umana sovrastorica e senza tempo, il sogno: in esso non vi è un percorso storico nel quale costruire un'identità e una coscienza non cieche al mondo, che consenta la speranza e il riscatto, come in Napoli milionaria !. Qui, alla rimozione e al rifiuto della memoria di una Napoli che vuole a tutti i costi dimenticare per cambiare e per vivere dopo il disastro della guerra, il protagonista oppone un ancora più intenso e reiterato richiamo alla formazione di una memoria storica e alla solidarietà come valore civile e non solo personale da porre alla base della ricostruzione dell'identità dello Stato, in una precoce prospettiva di ricomposizione nazionale.

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