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Un piccolo libro che merita attenzione.Non mi pare che nelle poesie di Inglese prevalga una rappresentazione del mondo idillico-bucolica:il mondo rappresentato è molto vario, gli incontri degli 'umani' con gli animali protagonisti avvengono quasi sempre in prati suburbani, cantieri, palazzi, cortili di grandi caseggiati. La periferia di una grande città è il presupposto di alcune immagini come quelle dei Surrealismi 3, 7, 9 (nel 7 il treno di una linea periferica entra in contatto con le memorie archeologiche). In un ascensore che porta al piano dei lavatoi di un palazzo è collocata la scena del Surrealismo 1. Il geco guardiano, nella poesia che dà il titolo al libro, è un casalingo. Non mancano incontri in strada, tra uomini che appena si salutano o praticano il rito alienante del jogging, incontri nei vicoli del quartiere. Gli animali sono rappresentazioni di marginalità che appartengono a questi ambienti, non più alla natura. Insomma, ciò che prevale è l'inquietudine e gli animali lasciano intendere, qualche volta esplicitamente (come nella poesia su Lina che perde il respiro davanti all'inseguimento di due di queste imprecisate creature dalla bocca spalancata), che si tratta in verità di 'mostri' rappresentati a lettere minuscole. Altre volte gli stessi 'mostri' regalano sorpresa e ironia (la volpe, la torpedine...). Mi pare che Airaghi non colga l'importanza che ha l'ironia, come regola di sopravvivenza non idilliaca, nel mondo inquieto in cui si svolgono queste esistenze. Lo dimostra la presenza di Rodari tra i modelli dell'autore. Qui rientra anche la questione dello stile, dell'originalità di scrittura: il libro di Inglese è un libro di "ricerca". Parlerei di stile "umoristico" nella varietà di registri,molto originale invece la sezione dei Surrealismi. Un libro niente affatto disimpegnato, che depone contro la barbarie dei valori correnti: l'autore si schiera senza proclami, invocando il rispetto dell'uomo per l'uomo e dell'uomo per il mondo.
Le sezioni che compongono questo libro di versi di Lionello Inglese sono introdotte da un Prologo in cui l' autore metaforizza se stesso entro un funambolo in bicicletta sulla corda tesa nel circo, che in equilibrio precario sfonda il telone a strisce, perdendosi nella notte. E nell'epilogo conclusivo, il poeta traccia un' Apologia esplicativa per definire esaustivamente i confini del suo lavoro: "Un universo popolato da animali, bambini assorti nei giochi, ombre di 'auctores' che si affacciano direttamente nel testo poetico o compaiono in epigrafe", e descrive la sua scrittura immersa in una "sospensione metafisica" animata da creature marginali. In effetti il tono della raccolta appare vibrare in un' atmosfera rarefatta, oscillante tra sogno e realtà, visione e decodificazione razionale: in cui i due mondi opposti sono contrassegnati graficamente da caratteri diversi, che ne sottolineano addirittura le differenze cronologiche di composizione. La vita descritta appartiene talvolta a ambienti bucolici brulicanti di innocue presenze animali ormai desuete nelle descrizioni letterarie contemporanee, e la natura sembra favolosamente animata e magica, mentre la vegetazione si trasforma tacitamente. Professore di lettere antiche in un liceo romano, studioso e traduttore di classici, Lionello Inglese ha nutrito la sua scrittura di una composta musicalità, lontana da qualsiasi eccesso di passione, da qualsiasi turbata partecipazione alle vicende della cronaca, della politica, o della storia contemporanea. Anche lo stile è pregno di tutta la tradizione novecentesca, assolutamente privo di tentazioni sperimentali. E di questa esibita e orgogliosa fedeltà al passato, controllata assenza di originalità, la generosissima prefazione di Luca Canali sottolinea l'immersione nel solco più collaudato della nostra letteratura, quasi incoraggiando ironicamente l'autore di questi versi a scoprire una voce più sua, più coraggiosamente innovativa.
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