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E' forse il più appassionante libro di viaggi che abbia mai letto. Ultimamente quello dei viaggi avventurosi è un genere inflazionato , ma purtroppo la maggior parte degli autori sembrano più preoccupati di porre l'enfasi sulle proprie performance piuttosto che sui luoghi visitati. Per questo, per ritrovare il vero spirito dell'avventura , è necessario tornare a chi, come Bonatti, ha compiuto quei viaggi negli anni '60, quando non si parlava ancora di globalizzazione e si era ancora lontani dai viaggi di "avventura di massa" che tanto oggi vanno per la maggiore e che trasformano chiunque vi partecipi in uno scrittore di temerarie imprese. Erano ancora tempi in cui davvero andare oltre Oceano significava essere catapultati in un altro mondo , senza avere a disposizione nessuna delle comodità che oggi sono presenti un po' ovunque. Bonatti dimostra altresì di essere un ottimo scrittore, per cui la lettura delle sue imprese è sempre avvincente e regala grandi emozioni. Inoltre dietro questa volontà di affrontare viaggi in solitaria, possiamo leggere senz'altro, anche se mai ne parla, l'amarezza che Bonatti deve essersi portato dietro in seguito alle squallide calunnie che gli erano state rivolte dopo la scalata al K2. Meglio evitare la compagnia di altri uomini, deve aver pensato, meglio trovarsi da soli davanti allo spettacolo e alle insidie della natura selvaggia, che ti sfida di continuo ma non ti inganna. Certo, furono Compagnoni e Lacedelli a conquistare la vetta del K2, ma nel cuore e nel ricordo di tutti gli amanti della montagna e dell'avventura è rimasto lui, il grande Walter.
Un libro magnifico e "vero" senza la solita retorica e con in più una proprietà di linguaggio inusuale per gli scritti di montagna e/o avventura. Mi permetto un modesto suggerimento per una eventuale riedizione:aumentare la parte fotografica e possibilmente ogni capitolo sia illustrato da alcune foto significative quasi a far diventare lo scritto la sceneggiatura di un breve film.
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