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Questi versi hanno la levità e la grazia di un epigramma ellenistico: sono come uno sguardo stupito sul mondo, una lente che coglie emozioni e frammenti di vita quotidiana con sorpresa mista a disincanto (gli oggetti su una scrivania, un cappotto, le foglie del te). Anche le passioni sono tenute a distanza: basta un banale richiamo alla realtà concreta a depotenziare il dramma imminente (Un lampo negli occhi / poi / la benzina era finita), a ridurlo a un tranquillo gioco delle parti (Capricci). Su tutto, mi pare, il senso di distanza, assenza, attesa (il telefono!), di chi vive in tournée non solo per professione ma esistenzialmente, e sa guardare con un sorriso da attore consumato alla commedia della vita, e il giro del mondo preferisce farlo sull'atlante, per poi tornare da tante case senza Lari ad Amalia e a Via del Sole, alla propria segreta identità (il tuo tatami, la mia casa). Gianpiero Rosati, Pisa
C'è nella raccolta di poesie "In tournée"" di Giorgio Crisafi la presenza costante di un palcoscenico dove si svolgono, questa volta in assenza di pubblico, scene private e solitarie. Spesso è il camerino di un teatro o la stanza anonima di un albergo il luogo della rappresentazione più vera e profonda di Crisafi: quella della solitudine, di cui possiamo osservare lo svolgersi e alternarsi di luci e ombre in un'economia poetica magistralmente sorvegliata e in grado di suscitare nel lettore autentiche emozioni. Quello che ci mostra Crisafi è un mondo insidioso e nello stesso tempo attraente, mai fine a se stesso e mai, questo il pregio principale, consolatorio. Il libro parla anche e soprattutto di noi, come è capace soltanto la poesia vera, dei nostri mattini, pomeriggi e notti tra le mura di casa, in un ufficio, tra i banchi di un supermercato o nel traffico. Insomma: che ci sia o non ci sia la presenza di un pubblico, che i riflettori siano accesi o spenti, i conti, ci ricorda il poeta, dobbiamo farli sempre e soltanto con noi stessi nell'attraversamento quotidiano di questa desolante e interminabile deriva. (Stefano Simoncelli, Acquarola)
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