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scheda di Bongiovanni, B., L'Indice 1994, n. 3
Undici consigli comunali sono stati eletti a Napoli tra il novembre 1946 e il maggio 1992.Ilche ha comportato un totale di 880 consiglieri che hanno dato vita a ben 33 amministrazioni ordinarie (in tutto circa 39 anni e 11 mesi), subendo altresì 5 amministrazioni straordinarie (in tutto 5 anni e 8 mesi). Su tutto ciò è possibile saperne molto di più. In una grande ricerca che scava concretamente sui fatti della politica e della società, senza ardite premesse epistemologiche e senza preoccuparsi di innalzare steccati accademici per inserirsi nel campo degli studi "storici", "politologici" o "sociologici", l'universo amministrativo napoletano viene indagato come mai prima d'ora. Nel primo capitolo ("Morfologia") si trovano i dati e le sequenze, vale a dire le giunte, gli assessorati, la burocrazia, la composizione sociale, il reclutamento. Nel secondo ("Nomenclatura") abbiamo un gustosissimo susseguirsi di biografie politiche suddivise sulla base dell'appartenenza politico-ideologica. Nel terzo ("Legittimazione periferica") si hanno infine i meccanismi di mediazione, i rapporti di scambio con la sfera sociale, il cosiddetto mercato politico, i processi di trasformazione e i contrappesi trasformistici. Si ricava che Napoli all'inizio della vicenda repubblicana non accettò per lungo tempo, con le sue amministrazioni qualunquistiche e monarco-missino-laurine, gli equilibri politici nazionali. Dopo Lauro, ci fu subito il centro-sinistra. Meno sbracato populismo, ma anche poche riforme e le solite mani sulla città esausta. Nel 1992, del resto, Napoli sembrava ancora resistere al cambiamento. Nel dicembre 1993, tuttavia, la più bella città del mondo ha scongiurato la vittoria "neo-laurina" dell'ultima dei mussolinidi e ha inaugurato una nuova fase politica.
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