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Intervento dell’8 giugno 2006 a Pisa che ripercorre studi e carriera di Grossi, in una ottima sintesi su tante questioni, pur se ripetute in altri volumi (codificazione, mitologia e assolutismo giuridico, fattualità del diritto, legolatria dell’esegesi, pluralismo, ecc.). Diritto come «cemento prezioso, insostituibile del potere, quindi va controllato (..) ecco l’espulsione della dottrina, della giurisprudenza pratica, della consuetudine dal novero delle fonti; ecco il monismo giuridico, che io chiamo “assolutismo giuridico”. Un legalismo esasperato, un legalismo che degenera in legolatria». Oltre lo studio storico, la dialettica e metodi, nella frammentazione, una moltiplicazione delle fonti, una de-tipicizzazione delle fonti; l’effettività che prende il sopravvento sulla validità. Il diritto è un divenire, appartiene al relativo, eccoci a «Il punto e la linea (..)Guai a isolare i punti dalla linea; si creano degli assoluti, e l’assoluto è il regno della religione, della morale, ma non del diritto». Mentre proliferano soft low e canali privati, Unidroit, in una effettività giuridica quale riscoperta del pluralismo e nel primato della comunità sul singolo, ma anche «il primato della cosa sul soggetto, perché la cosa (..) serve alla sopravvivenza della comunità (.è un NdR.)capovolgimento dei valori provenienti dalla tradizione romana imperniata sul dominium individuale». «La forma non potrà mai tradire quelle radici (..) il diritto è un ordinamento (..)è un recupero di oggettività» con l’ermeneutica che ha bisogno dell’interprete-applicatore per diventare regola esperenziale secondo le esigenze del tempo Il potere economico si fa produttore del diritto passando al pluralismo, in altre mani, anche economiche. In Appendice un contributo di U. Breccia su Paolo Grossi e la cultura del civilista italiano e una grande (circa 50 pagine) ricostruzione di M. P.Geri dal titolo Paolo Grossi: ragguagli bibliografici. Una utile e ottima lettura, fresca e fruibilissima..
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