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Una prosa di una forza straordinaria. Una sorta di excursus sul nichilismo, che ci rivela a noi stessi e ci invita a riappropriarci della lezione di Kraus e Simone Weil...Imperdibile.
In assoluto tra i migliori prosatori italiani ancora in attività, Calasso sembra voler scrivere la parola fine a una sua personale enciclopedia universale, iniziata nel 1983 con lo splendido La Rovina di Kasch", in cui conoscenza dei miti, sapienza antropologica e letteraria, storia delle religioni, confluiscono, rielaborate, in un ipnotico viaggio nella storia, al cui centro l'autore pone la drammatica dialettica del sacrificio, il rapporto tra sacrificante e sacrificato. Ciò che accomuna il mondo attuale e che converge in un'unica cultura sono la figura del turista e la pornografia. Azioni fisse che in tutto il mondo si intendono allo stesso modo. Minime differenze negli abbigliamenti e negli arredamenti. Tendenziale abolizione dei preamboli e delle diramazioni narrative. L'uomo vedico nasceva gravato da debiti, verso gli antenati, verso gli uomini in genere. Noi non siamo religiosi ma crediamo con atteggiamento da fedele, nel vegetariano o nel culturismo o nel comunismo. Sono tutte confraternite, fedi a portata di vita. Gli americani vergognandosi di dire che credono nel divino e nelle religioni ma allo steso tempo non ritenendo giuste le categorie di agnostico o ateo e si sentono inondati da un sentimento spirituale ma che non è divino, è la loro immaginazione, immessa a vele spiegate nello spirituale. La seconda parte ha come titolo amaramente ironico "La società viennese del gas". Alla maniera di Kraus, Calasso mette in scena capannelli di voci che esprimono i peggiori sentori sull'epoca. Consiglio la lettura, è soprattutto, lentamente da decifrare.
Affascinante interpretazione dei caotici tempi presenti, non inganni il ridotto numero di pagine perché vi sono concentrati una miriade di temi e spunti di riflessione, opera che si presta particolarmente a varie riletture. Alla mirabile capacità d’analisi Calasso unisce una cultura eccelsa, a volte può apparire criptico ma lo sforzo d’approfondimento viene ripagato, non dubitate. Volume imperdibile, per quanto mi riguarda il patron di Adelphi è un classico autore-garanzia.
Recensioni
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Chi è l’uomo secolare? Si tratta di un individuo senza identità, in cerca di qualcosa. È colui che prova a darsi un nome e un cognome, che tenta di trovare il suo spazio in una società ripiegata su se stessa. L’uomo secolare non crede più nel sacrificio e non sa riconosce cosa sia sacro e cosa sia profano. Il sacro infatti è stato ucciso.
Il sacro è qualcosa di invisibile, che sta al di sopra dell’uomo; ma in una società che ha come unico punto di riferimento se stessa, l’invisibile è semplicemente qualcosa che non si vede; pertanto, ciò che non si vede non esiste.
Dunque, il materialismo ha vinto? No, per Calasso il problema è un altro: la religione è morta ed è stata sostituita da un blando concetto di gnosi, che ha reso tutti senza identità e senza radici. L’uomo secolare si è affidato alla scienza e alla tecnica. Pensa che l’immortalità sia nella virtualità. Il nuovo Eden è internet, luogo dove prevale l’informazione piuttosto che la conoscenza.
I nuovi guru sono i transumanisti, sviluppatori dell’intelligenza artificiale e di strane macchine che vogliono sottrarre l’individuo dal suo naturale processo di entropia. Internet, infatti, è il luogo dove tutto diventa reversibile, dove le identità si autopromuovono. Un’autopromozione senza tempo, costantemente narcisistica. Poi interviene l’intelligenza artificiale, attraverso la quale si prova a dare ai robot una coscienza. Già, la coscienza! L’unica cosa invisibile in cui l’uomo ancora crede.
L’innominabile attuale è un saggio lucido, che analizza la nostra epoca. Calasso mette hacker e terroristi sullo stesso piano, degradando a turista l’europeo contemporaneo. Il turista è colui che non ha radici, che attraversa ogni posto con lo sguardo trasognato, senza porsi però troppe domande. Tutte queste categorie fanno parte di un mondo sfuggente. Ignorano il passato, preferendo di gran lunga il futuro; ossia, quell’avvenire senza contorni che però sarà “di sicuro migliore”.
Come siamo giunti a questo punto? Calasso ce lo spiega passo dopo passo con un pizzico di ironia. Il suo è un linguaggio da satiro. Il suo obiettivo non è quello di indurci a riflettere, ormai c’è poco da meditare; bensì, è quello di delinearci una realtà nella quale si muovono tante tribù; a noi il compito di riconoscerci in una di queste.
L’innominabile attuale parla di una realtà in cui prevale l’inconsistenza e nella quale non c’è spazio per la sicurezza. Pertanto, l’EsserCi è un qui-ora dalle coordinate incerte. L’uomo si muove con ansia; attende il futuro, ma considera il suo presente eterno.
Recensione di Martino Ciano
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