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scheda di Argentieri, S., L'Indice 1989, n. 7
C'è un generico accordo nel mondo psicoanalitico circa l'importanza del cosiddetto "stadio dello specchio" nello sviluppo e nella strutturazione della personalità del bambino, di quel momento, cioè, - orientativamente tra il sesto e il diciottesimo mese di vita - in cui il bambino elabora l'esperienza di vedere se stesso nello specchio non solo nel senso di riconoscere nell'immagine il riflesso del suo corpo, ma soprattutto nel senso di usare tale immagineper conferire unità e coesione ad un vissuto di sè ancora frammentario e primitivo. Ma - come segnala giustamente l'autore - a questo tema viene poi dato scarso rilievo nella letteratura psicoanalitica. Partendo da Lacan che per primo ha parlato di "stadio dello specchio", Sassanelli esplora dunque i percorsi che altri studiosi - Winnicott, Kohut, Grunberger... - hanno proposto circa la funzione di specchio della madre nei confronti del bambino, come esperienza fondamentale in cui il piccolo essere confuso e indistinto può scorgere se stesso nel volto della madre attraverso il modo in cui lei stessa lo vede e lo rispecchia nel suo sguardo nel contesto del loro rapporto. Sassanelli sottolinea come questo rispecchiamento materno emozionalmente responsivo sia l'elemento organizzatore essenziale per "riflettere", "restituire" al bambino la sua integrità narcisistica originaria. Si ribalta così l'ipotesi intuitiva secondo la quale la consapevolezza di un "io" dovrebbe precedere - e non seguire - la possibilità di riconoscersi in una immagine. Partendo da un breve approccio clinico, l'autore si avventura in un progressivo sforzo di astrazione, sviluppando con lucidità e chiarezza anche i più impervi cammini teorici, articolando il suo personale discorso intorno al narcisismo e allo sviluppo mentale nella prima infanzia, approfondendo le concezioni affrontate nel suo precedente libro "Le basi narcisistiche della personalità".
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