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"La forza della democrazia in un Paese non dipende solo dalla capacità e dalla integrità della sua classe politica, ma anche dalla cultura delle sue famiglie, e dall'energia dei suoi cittadini."
I famigerati anni Ottanta, il craxismo e la corruzione, la mano della mafia sul potere politico e sull'economia, il sussulto dei primi anni Novanta, la lunga transizione e la fatica per raggiungere un obiettivo fondamentale, l'ingresso nell'Europa monetaria, le trasformazioni della cultura familiare e del mondo del lavoro: tutto ciò in questo importante saggio di Ginsborg che, nato per concludere la Storia d'Italia dal dopoguerra a oggi, ha via via raggiunto una sua assoluta autonomia e la compiutezza di un volume a sé stante.
Inconsueto filo conduttore è l'osservazione della trasformazione della famiglia in questi ultimi anni, dei consumi e delle mentalità. "La futilità, la ripetizione e l'ostentazione" connota gran parte della cultura materiale a disposizione della popolazione, anche se viaggi e corsi di lingue straniere hanno notevoli incrementi. Aumenta sicuramente anche la libertà e l'autonomia dei componenti delle singole famiglie, delle donne soprattutto. Se la famiglia si basa ormai su "una varietà di contratti informali tra i componenti" permangono peraltro ancora forme di "controllo", "dipendenza" e "conformismo" che incoraggiano "non tanto la fuga dalla famiglia quanto comportamenti evasivi entro la famiglia". Dalla famiglia alla più ampia società e a quella che oggi abitualmente viene definita società civile, termine usato e abusato in Europa occidentale, l'analisi di Ginsborg si sofferma poi sulle trasformazioni dei mezzi di comunicazione di massa, in particolare sui nuovi assetti proprietari delle televisioni private e sul tipo di cultura da queste diffuso.
Gli anni Novanta vedranno poi l'affermarsi del terzo settore dell'economia, vero trionfo della "società civile", un pullulare di organizzazioni senza scopo di lucro, cooperative, gruppi di volontariato che entrano in modo autorevole nell'offerta di servizi alternativi a quelli pubblici: sicuramente minoranza, ma minoranza significativa questa che si spende in attività di volontariato e di non profit.
Grande spazio nel saggio viene dato allo studio dell'evoluzione del fenomeno mafioso, e della criminalità organizzata in generale, in questi ultimi vent'anni. Anni di feroci stragi, assassinii eccellenti e prese di coscienza; nasce una Sicilia diversa, una ribellione e una nuova cultura civile che porta alla rottura del maledetto rapporto mafia-politica che per tanto tempo aveva creato pericolose impunità.
Gli ultimi anni vedono l'intera Italia scossa da un vero e proprio terremoto. Vengono evidenziati cinque volti di questa crisi: la lotta contro la corruzione condotta prevalentemente dal palazzo di Giustizia di Milano, la crisi di indebitamento con la conseguente sfiducia internazionale nei confronti dell'Italia, la rivolta neolocalistica di Lombardia e Veneto contro Roma, la dissoluzione delle vecchie élites politiche, la nuova lotta in Sicilia contro il potere mafioso. Dice l'autore: "Questi cinque volti della crisi la resero quasi impenetrabile allo sguardo dei contemporanei, a partire dai politici che ne furono le vittime più illustri. Allo storico, essi pongono complicati problemi di individuazione delle cause e di interrelazione tra i diversi piani". La conclusione del libro mette tutti noi di fronte a un impegnativo bivio: o si procede sulla strada indicata in quei primi anni Novanta o l'Italia rischia di andare incontro a una "storica e ignominiosa sconfitta"; è chiaro che Ginsborg affida la responsabilità di quello che potrà essere il futuro non alle sole classi dominanti, ma a tutti, singoli e famiglie che popolano questa che è pur sempre una delle più importanti nazioni europee.
A cura di Wuz.it
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