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Italia e Francia: una pace difficile. L'ambasciatore Giuseppe Saragat e la diplomazia internazionale (1945-1946) - Michele Donno - copertina
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Descrizione


Una tappa fondamentale nel processo di formazione politica e culturale di Giuseppe Saragat fu l’esperienza di ambasciatore italiano in Francia, dall’aprile 1945 al marzo 1946. Dopo aver trascorso in esilio oltre un decennio, fra Parigi e Saint-Gaudens, nel corso di quell’anno, Saragat non solo riprese i contatti con i socialisti francesi e con Léon Blum ma, soprattutto, incontrò i rappresentanti delle principali potenze mondiali, con i quali dibatté delle spinose questioni relative al trattato di pace italiano. In questa impegnativa attività, Saragat prese diretta conoscenza delle grandi questioni internazionali, in cui l’Italia era parte modesta e che ormai venivano definendosi in una dura contrapposizione fra i due Blocchi. E nonostante le buone intenzioni che i governanti francesi gli manifestarono ripetutamente, Saragat presto raggiunse la consapevolezza che le questioni fra Italia e Francia non sarebbero certamente state risolte bilateralmente ma avrebbero fatto parte di un ben più ampio tavolo di trattative, su scala mondiale. Questa attività diplomatica, inoltre, fu determinante per la successiva decisione di dare vita, con la scissione di palazzo Barberini del gennaio 1947, ad un nuovo soggetto politico nell’ambito della sinistra italiana. Gli incontri con l’ambasciatore sovietico Aleksander Bogomolov e le dinamiche della nascente guerra fredda consolidarono in Saragat la convinzione che il movimento socialista avrebbe potuto avere, a livello nazionale e mondiale, un ruolo di mediazione rispetto alla contrapposizione fra le due grandi potenze, con la creazione di una Terza forza europea socialdemocratica e indipendente; allo stesso tempo, Saragat comprese come l’antica avversione del comunismo internazionale verso le socialdemocrazie europee, messa da parte nell’offensiva al nazifascismo, avrebbe nuovamente preso vigore con la fine della guerra. Ogni tentativo, da parte socialista, di fusione con il Partito comunista italiano, quindi, doveva essere fortemente osteggiato; e proprio per evitare il pericolo fusionista, dopo appena un anno di attività diplomatica, Saragat decise di rientrare in Italia dove avrebbe ripreso la sua azione politica per la difesa dell’autonomia socialista, in vista delle elezioni del giugno 1946.
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Dettagli

2011
27 agosto 2011
210 p., Brossura
9788865820070

Conosci l'autore

Michele Donno

1977, Lecce

Michele Donno (Lecce, 1977) è ricercatore di Storia contemporanea presso l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro.Dottore di ricerca in Storia politica dell'Età contemporanea all'Alma Mater Studiorum di Bologna e assegnista di ricerca nel Dipartimento di Scienze storiche e socio-politiche della LUISS Guido Carli di Roma. Ha pubblicato articoli e monografie sul secondo dopoguerra e sulla storia del socialismo democratico e del liberalismo in Italia. È autore dei volumi Socialisti democratici. Giuseppe Saragat e il PSLI (1945-1952), Rubbettino 2009, e Alberto Simonini socialista democratico. Da operaio a ministro della Repubblica (1896-1960), 2010. Ha pubblicato inoltre una Storia dei socialisti democratici italiani nel 2018, sempre per Rubettino.Fa parte del comitato...

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