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Italo Mancini amava definire il suo atteggiamento speculativo con l’espressione “doppia fedeltà”: “fedeltà al mondo, alla terra, ai suoi valori, alla sua cultura; e fedeltà alla teologia, al mondo e alla signoria di Dio, ai valori e alle forme teologiche, al fare di Dio insomma, che si accompagni al fare dell’uomo”. Nella sua prospettiva filosofica, infatti, il tema di Dio e quello della società civile non sono suscettibili di essere trattati in modo autoreferenziale in quanto una irriducibile scissione tra orizzonte aletico e prassi quotidiana avrebbe come infausta conseguenza quella di mortificare quest’ultima, subordinandola in modo strumentale al potere dominante, e al tempo stesso di radicare i principi, che dovrebbero fondare la prassi, in un sistema irrelato e conseguentemente privo di efficacia. Nel pensiero di Mancini il diritto, prima ancora che coacervo di norme pratiche ed esteriori, è un’esperienza antropologica fondamentale intrisa di valori, che non tollera di essere dissociata dalla sua verità: la giustizia.
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